visitare il MoMA

Iniziamo la visita delle gallerie del MoMA!

Vi avevo lasciato all’ingresso (QUI), carichi per la visita, ora ci serve impegno e gioiosa attenzione per far onore agli artisti e saper ascoltare i loro messaggi. Per loro è stato faticoso, spesso hanno speso la vita per lasciarci le loro visioni e testimonianze …
Ora provo a raccontarvi, a modo mio, la visita all’esposizione di questa grande raccolta di opere moderne. Come?

Mi aiuto con le richieste di Tiziana e comincio con le opere che mi stavano più a cuore: quelle di Marc Chagall (1887-1985), artista ebreo-russo di nascita poi francese, e quelle del famoso pittore olandese Vincent van Gogh (1853-1890)

Di Chagall ci sono due quadri: Io e il villaggio di grandi dimensioni, davanti al quale mi inginocchio non per adorazione, ah ah, ma per essere di minor intralcio agli altri nella visione dei due intensi profili e altre simboliche rappresentazioni. Il secondo è una Maternità, Chagall ne ha dipinte moltissime: tutte un po’ oniriche e ricche di precisi messaggi da cogliere in relazione alla sua origine ed esperienze nella comunità ebraica di Vitebsk, dove le gravidanze e le nascite erano una realtà importante e vissute da vicino da tutta la comunità.
Di Vincent? Ebbene sì il quadro più famoso La Notte Stellata, di dimensioni contenute ma come sappiamo di grande impatto emotivo: il quadro più visto della mostra. Troviamo anche il Ritratto di Joseph Roulin, molto dolce e ricco di particolari che Vincent aveva fatto al suo amico e postino ad Arles, luogo dove ha soggiornato e ha sofferto molto.

Vediamo adesso alcuni impressionisti e post impressionisti, o comunque francesi che hanno lavorato a Parigi e vicini alla stessa cerchia di artisti, compresi Van Gogh e più tardi Chagall.

Paul Gauguin (francese 1848-1903), che fu anche amico di Van Gogh, diverse opere sono in mostra, a me ha colpito quella delle Lavandaie, non l’ avevo mai vista, ma si coglie il suo stile a macchie uniformi da lui utilizzato in Bretagna.

Édouard Manet (francese 1832-1883) pre-impressionista, di lui ecco Due Rose che mi hanno ricordato il quadro di Angelo Vaninetti che ho in casa.

Paul Cesanne (francese 1839-1906) con il dipinto L’Estaque, un paesino dai tetti rossi intravisto fra il verde, sotto un alto orizzonte del golfo di Marsiglia.

Henry Matisse (francese 1869-1954) Avrei dovuto e voluto vedere la famosa Danza del 1909, un’opera di arte moderna, non l’ho trovata (posto un’immagine dall’App del museo). Ho visto molte altre sue opere come La Piscina  con i ritagli dell’ultimo periodo e altri quadri di periodi precedenti. Vi metto l’Odalisca con il tamburello. Ne ha dipinte moltissime di odalische, alcune le avevo già scoperte lo scorso anno al suo museo a Nizza.

Un altro grande artista Pablo Picasso (spagnolo 1881-1973) e con lui pensiamo al cubismo. Di Picasso ho guardato con attenzione e amarezza il grande lavoro in bianco e nero L’Ossario, ho bisogno di ascoltare la spiegazione per capire che il pittore ha disegnato una famiglia durante la guerra civile spagnola, un’intera famiglia assassinata e aggrovigliata sotto un tavolo da pranzo. Il più importante che c’è al museo è Le demoiselle d’Avignon, potete cercarlo on line se volete.

Claude Monet (1840-1926) ha una sala tutta per lui e le pareti adeguate ad accogliere i dipinti giganti dei suoi stagni di Ninfee. Pensavo che mi avrebbero dato maggiori emozioni, ma questi sono gli ultimi che ha dipinto ed era quasi cieco, sono comunque un grande lavoro sulla natura che vive e non sempre è nel suo momento più fulgido. Mi pare lui volesse far apparire il cambiamento, non l’attimo del fulgore. Vi metto una foto, senza alcuna persona, di un attimo direi! Sulla panchina imbottita in centro alla sala ci si poteva rilassare, magari una musica adatta di sciacquettio di ranocchi e ronzii di insetti, magari… avrebbe aiutato 😉

Ora passiamo ad artisti che si lanciano verso nuove tecniche e nuove visioni e si caratterizzano in varie correnti: dal secessionismo dell’austriaco Gustave Klimpt (1862-1918) di cui c’è il bellissimo quadro della maternità dal titolo Speranza II, al surrealismo del belga Renè Magritte (1898-1967) con Gli Amanti dal volto coperto, tanto melanconico e passionale. E restiamo ai surrealisti con lo spagnolo Salvador Dalì che ho scoperto da poco e spero di andare a vedere i suoi luoghi, con case e giardini che sono intere opere d’arte. Qui al MoMA si trova il famoso La Persistenza della Memoria, che ricordiamo come Gli Orologi Molli. Io amo gli orologi, anche quelli molli! Dal Messico un Autoritratto con i capelli tagliati di Frida Kahlo (1907-1954) un’artista e donna dalla vita tanto tribolata e vittoriosa.  Ho visto un bel film su di lei Viva la vida. 

Ci siete sempre? Il giro non è terminato, ma ci si può fermare a fare due acquisti al piccolo shop del 5° piano. Io l’ho fatto; si può andare ai servizi o a bere qualcosa, c’è tutto! Si può stare seduti sui divanetti a contemplare, meditare, indagare i particolari di tante storie raccontate… sì,  lo avrei fatto, ma avrei rischiato di perdere l’aereo!

Siamo ancora carichi e cerchiamo un po’ di moderni, ora compaiono anche gli americani di New York o arrivati a N. Y. che parlano un linguaggio anche un po’ più bizzarro, e come non farlo? Era esplosa non solo la fotografia ma anche la pubblicità e la cinematografia, la tecnologia avanza e l’uomo la usa, ci si diverte ma anche ne soffre.
Guardiamo le opere dello statunitense Edward Hopper (1882-1967) tanto realista che rappresenta la solitudine mentre disegna una distributore di Gas. (Questa opera per l’appassionata Tizi)

Oppure Piet Mondrian (olandese 1872-1944) rifugiato a New York durante la seconda guerra mondiale, crea un quadro astratto ispirato dalla grande città che lo accoglie e dalla musica Jazz; in Broadway e Bongie Woogle mi piace vedere le strade paralleli e perpendicolari della City, la scia gialla dei suoi taxi  e il ritmo dei balli americani.

E Jacson Pollock, uno statunitense espressionista astratto. Astratto non abbiamo dubbi, espressionista di chi si esprime veramente con tutto il corpo. One: Number 31, 1950 e qui ci vuole uno studio, ma anche contemplare è un buon modo di entrare nel mondo di questo artista ritenuto eccezionale.

Non posso non ricordare Andy Warhol (1928-1987), artista statunitense di pop-art. Io lo avevo trovato spesso citato per le sue opere anche nell’arte cineasta un po’ sperimentale.

Ma con Campbell’s Soup (I barattoli di zuppa del 1962) ho vissuto una divertente trasformazione al MoMA. Ve la racconto:
Mi ero fatta fare una foto da mio marito davanti al grande quadro mentre indicavo una zuppa, certo casuale, solo per non coprire l’opera; poco dopo arriva una bimba con i genitori e davanti all’opera si mette in posa. Anch’io la fotografo perchè è decisamente simpatica, i genitori sorridono divertiti dalla sua posa disinvolta. Quindi confronto le foto e le metto in sequenza, e leggo: io anziana scelgo di consumare la lattina con fagioli e pancetta invece la bimba si ferma vicino a verdura vegetariana, scelta decisamente più ecologica e corretta per questo momento storico.

O forse che Alicemate potrebbe essersi rimpicciolita con il cibo ingerito e diventata una piccola e dolce vegetariana? Con Alice può succedere 😉

Concludiamo la visita con un giro veloce a curiosare fra le novità di artisti contemporanei che usano e riusano di tutto in modo un po’ bizzarro, ma decisamente creativo! Prendete spunto!

E non dimentichiamo le Performance, un esempio che ho trovato è stato presentato con un video dove dalla Ruota di bicicletta di Marcel Duchamp del 1913 si passa all’azione o performance del 2005 in cui il contemporaneo peruviano Antonio Paucar scava una buca, smonta la ruota e ne mette i raggi nel buco, dà fuoco allo sgabello e gioca  con il cerchio rimasto come quando era piccolo.

Possiamo ritenerci soddisfatti, voi lettori non so, certo vi sarete stancati meno, la vostra performance non ha richiesto un lungo viaggio aereo, ma forse un volo con l’immaginazione sì 😉

Ora noi ritiriamo zaini e giacche… mostrando l’SMS e usciti ci premieremo con alcuni sfizietti che ancora non ci siamo concessi.

Torniamo in Hotel e poi all’aeroporto per volare di nuovo sull’Oceano, questa volta verso est!

E sapete che sto pensando?

Che Potrei Aver Scoperto L’America!

Non so se col cuore o con la mente, ma sicuramente cercherò di più la sua compagnia.

Ciao!

P.S. suggerimento per vedere le opere. Le foto che vedete nel miei post sono fatte da me con uno smartphon, per cui, se volete osservarle bene e godere dei particolari, dovete copiare il titolo e la data dell’opera e cercarla in internet. Per esempio per avere una bella visione di La notte stellata la cercate e poi scegliete di vederla nel sito del MoMA ecco il link:    La notte stellata 1889

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Maria Valenti/Alicemate

Al MoMA di New York

Al MoMAMuseum of Modern Art (Museo di Arte Moderna) di New York ci andiamo da soli, cioè solo io e mio marito. Oggi le sorelline si sono eccezionalmente divise, non potevo lasciare la city senza andare a salutare le opere di autori famosi che tanto mi hanno catturato l’attenzione negli ultimi anni: Chagall e Van Gogh. E poi le Ninfee di Monet, qualche opera ancora di impressionisti e del gigante Picasso, i secessionisti tedeschi che sto cominciando a conoscere… insomma oggi ognuno sceglie la propria meta!

Clicca qui per mappa interattiva

Dunque oggi martedì 23 aprile 2024 (riportare la data, se si parla di New York, non è  indifferente) oggi si va al MoMA a piedi, a mezz’ora dal nostro hotel, godendoci anche le strade di cui abbiamo imparato la matematica viabilità. Vogliamo fare il percorso utilizzando la Broadway, l’unica via non tracciata col righello, che attraversa tutta Manhattan in diagonale. Dalla W39 st (la strada numero 39 a ovest della Quinta Avenue) raggiungiamo Piazza Golda Meir, qui intercettiamo la Broadway e  la risaliamo, ci porta in Time Square (che è uno slargo ottenuto da incroci di strade).

Muoversi da soli con tempi più rilassati si fotografano anche i fiori, le panchine, ci si interroga sui tanti cartelli ONE WAY, che indicano i sensi unici, e ci sono ad ogni incrocio. Le Avenue si alternano una verso sud e una verso nord, tranne due che hanno il doppio senso di marcia, la 12esima Avenue che segue il fiume Hudson a Ovest e la Park Avenue (la 4^da est). C’è poi l’autostrada F. D. Roosevelt, a est lungo il East River.

E vedo una pieris fiorita in centro alla famosa via, proprio come a  casa mia, e il cartellone prime, e su sempre sulla lunga e antica Broadway fino a incrociare la W53 st con l’insegna luminosa del Broadway Theatre, che attira la mia attenzione perchè ha in programma il musical Il Grande Gatzby di cui ho appena visto il film.

Seguiremo la W53 st verso est, fotografo una bella fontana, e sorpresa, è proprio a fianco a una banca morbegnese. Quindi,  poco prima di immetterci sulla Quinta Avenue, ecco il MoMA.

Siamo al MoMA e sono le 10:00, c’è una piccola coda di ingresso. Le gallerie aprono alle 10:30, ma si entra già. Biglietti, guardaroba, servizi… alla cassa una giovane impiegata conosce l’italiano, evvai… ma senza smartphone sei out: il biglietto di accettazione e ritiro al guardaroba è su SMS, la guida gratuita è su App da scaricare e poi ascoltare.

Felici, anche se qualcuno è un po’ allarmato per le ore che lo aspettano, ci immortaliamo alle pareti decorate da stampe di artisti: la Mucca di Andy Warhol e Il villaggio di Taobao di Yan Hu (questo a me ricorda i disegni sul tavolo puzzle di Camillo Bortolato). Il grande atrio vetrato ci mostra la coda all’esterno e lo shop al piano inferiore.

Saliamo al quinto piano, non è chiaro come si debba procedere nella visita e partiamo da una sala all’altra tenendo d’occhio le opere o gli autori che conosciamo e quelli che hanno la possibilità di informazioni in italiano nella guida.

Cosa posso raccontarvi?

Facciamo che rimando il racconto al prossimo articolo?

Ma sì, sarà fra pochissimo, anzi basterà cliccare sul link QUI e potrete continuare anche subito.

Questa è un’immagine di un’opera esposta al MoMA che io non ho trovato, ma poi vi dirò.

immagine dal web

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Maria Valenti/Alicemate

Passeggiate a New York

È lunedì 22 aprile 2024 e siamo a New York, che si fa?

Passeggiate!  Siii!  Una a piedi e una in battello.

Il mattino iniziamo con una bella camminata su un percorso pedonale: la High Line

Ci voleva! In questa city scarseggiano le zone pedonali, oltre a non avere vere piazze, gallerie e portici; il terreno è troppo prezioso per non chiuderlo, condizionarlo e sfruttarlo in ogni stagione.

La passeggiata nel parco di oggi è stata possibile grazie al recupero di un percorso sopraelevato dove passava il treno, un riuso di architettura industriale. Infatti si possono vedere in molti tratti i binari con le traversine che ora si riposano fra fiori e alberelli ornamentali. In altri tratti i binari sono visibili fra la pavimentazione. Questa bella promenade è rialzata rispetto al piano stradale e corre tra le case, ora in parte trasformate in modernissimi grattacieli. Noi siamo partiti da Hudson Yards, un nuovissimo complesso costruito su vecchi depositi e abbiamo terminato al centro commerciale di Chelsea Market. Lungo il percorso ci siamo fatti un giretto sull’ultima trovata architettonica: Little Island, un parco galleggiante sul fiume Hudson.

Partiamo a piedi dall’hotel e lungo la via già si vede l’alto Building con l’inconfondibile “becco”, che sarebbe il terrazzo panoramico e l’arrampicata alla cima dell’ EDGE che noi non saliremo, ma dopo aver osservato la strana costruzione ad alveare, il Vessel, circondato da altre strutture vetrate, entreremo nel parco percorso High Line.

Percorriamo i due chilometri circa di parco lineare apprezzando il bel solicello che scherza con l’aria decisamente fresca. Il particolarissimo parco-percorso-pedonale, scende verso sud poco distante dal fiume Hudson nascosto da mura cieche di vecchie case o da altre tonde e griffate di nuova generazione. Rudi ci fa notare una bella costruzione, la Zaha Hadid Building, progettata da un’architetta superpremiata irachena, Zara Hadid scomparsa pochi anni fa (foto sotto). Ci godiamo strane sculture su un vecchio ponte della promenade tra i palazzi di Manhattan, si tratta di arte a cielo aperto. Il titolo dell’opera è What if they bark, sono squali e pesci di plastica che brandiscono tavole da surf, chitarre elettriche, ukulele, missili imbottiti con un tessuto a quadretti. Sono opere dell’artista Cosima von Bonin per chi volesse approfondire 😉

Avvistiamo una strana isola costruita su tulipani di cemento, la raggiungiamo e saliamo – Ragazzi, una salita a Manhattan! – Ecco l’ultima trovata dei newyorchesi: l’isoletta artificiale Little Island.

Il percorso sull’High Line si conclude nel grande caseggiato del centro commerciale di Chelsea Market, un mercato coperto che merita una visita anche solo per la sua architettura e design. La struttura in mattoni rossi, un tempo mattatoio, poi fabbrica di confezionamento e biscottificio, lasciato poi per anni in disuso, ora una felice presenza con ristorantini e rivendite in una galleria recuperata senza nascondere la precedente natura industriale: tubi a vista, ventilatori, travi color ruggine, panchine di pietra.  Vi è poi anche una sorta di fontana, un pozzo profondo alimentato da un tubo di scarico; il rumore dell’acqua in qualche modo rimanda all’idea di produzione, un po’ come capita quando si visita un mulino.

Un po’ di storia?

Il Chelsea Market è situato nel cuore del Meatpacking District di New York City, nome derivante dalla presenza di molte fabbriche dell’epoca che un tempo ospitavano stabilimenti di lavorazione della carne. L’area è sempre stata il “luogo del cibo” della città, a cominciare dagli indiani Algonquin, che scambiavano selvaggina e raccolti sulle rive del fiume Hudson in questo stesso punto. I treni della High Line un tempo servivano i macellai all’ingrosso che risiedevano lungo le strade sotto quei binari e, per tenere al fresco la loro carne, utilizzavano i blocchi di ghiaccio del fiume lì adiacente. 
La National Biscuit Company stabilì qui la sua fabbrica di biscotti, l’odierna Nabisco produttrice dei famosissimo biscotti Oreo, usufruendo del lardo dei macellai nell’Ottocento. Questa lunga storia fa capire e riconoscere il perchè dell’architettura in mattoni rossi dell’edificio, che conferiscono al mercato un carattere unico.

Il pomeriggio

Abbiamo prenotata la “Circle Line”, una crociera in battello. Partenza dal pontile 83 a fianco della portaerei Intrepid. Scenderemo lungo il fiume Hudson guardando Manhattan ovest, ci avvicineremo alla statua della Libertà con vista da lontano al Ponte di Verrazzano,  torneremo di fronte a Manhattan per risalire l’East River sotto il Ponte di Brooklin, il Ponte di Manhattan fino al Ponte di Williamsburge e ritorno.

Diverse foto scattate da me lungo il percorso in battello, affrontando coraggiosamente il vento pungente, sono anche nel breve video-mappa che potete vedere sotto:

 
Scendiamo dal battello verso le 16:00, la visita alla portaerei Intrepid non è più possibile, quindi un giretto fino al Columbus Circle nell’angolo sud-ovest di Central Park e ritorno in hotel, per poi uscire acercare un posticino per cenare.
Con la lingua inglese è sempre un’impresa comunicare, ma la gentilezza e perspicacia delle cameriere, unite a Google Traduttore ci hanno sempre soccorso, e soddisfatto le nostre esigenze.  
 
Stasera pesce!Buonanotte
A domani?
Dai che si va al MoMA (sarà QUI)
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Maria Valenti/Alicemate

Domenica a New York

Domenica 21 aprile 2024

Nel programma di oggi abbiamo la partecipazione ad una messa Gospel nel quartiere di Harlem. Ci siamo alzati per tempo per essere alla chiesa prima delle ore 10:30. Prenderemo la Metro da Times Square 42 st verso il Nord di Manhattan, fino alla 125 st raggiungendo Harlem, un quartiere abitato da una grande comunità di afroamericani. Fino agli anni novanta non era molto sicuro frequentarlo per la decadenza, la povertà e i dissidi razzisti che creavano tensioni e criminalità. Appena usciti dalla stazione subito notiamo la differenza dell’ambiente: la periferia di una città, vivace, non molto pulita ma tranquilla.

Arrivati alla Chiesa Antioch Baptist Church, mancava mezz’ora all’inizio della funzione cattolica evangelica battista, quindi abbiamo proseguito per pochi minuti sulla strada per raggiungere il famoso teatro di spettacoli afroamericani Apollo, che ha lanciato tanti artisti. A ricordo di queste “stelle nere” possiamo leggere i loro nomi su piastrelle poste nel marciapiede all’ingresso. (le vedete nel filmato)

Alle 10:30 siamo entrati: non era assolutamente come una nostra chiesa, era una grande sala con poltrone in velluto viola imbottite, un palco con fondale dipinto, schermi, amplificatori, strumenti: un piccolo teatro! (foto in alto) 

Per entrare non si paga, ma raccolgono le offerte, che devono essere un po’ generose. Noi ci siamo organizzati con il nostro esperto accompagnatore. La messa è stata molto coinvolgente a partire dalle prime note e dalla richiesta di accompagnare il loro bellissimo canto con le mani e il corpo. Purtroppo non comprendevo il significato delle parole, ma si capiva che dovevano essere di sprone alla vita e alla fratellanza fra i popoli. Leggo che il termine gospel in inglese significa Vangelo, buona novella, “parola di Dio”: i testi infatti, si ispirano alla Bibbia (soprattutto al libro dei Salmi). C’è stata una lunga evoluzione, dalla sua nascita come canto di protesta e consolazione degli schiavi, fino all’uso di oggi.

I nostri cantanti alla messa Gospel erano accompagnati da altrettanti bravi strumentisti, tastiera e percussioni. C’è stato anche il momento del Sermone, che non avremmo seguito per intero, ma il celebrante, una signora molto decisa e affabile, sapeva creare feeling, facendo intervenire anche i fedeli presenti. Che dicessero non so, ma erano convinti!

Riporto questo pensiero sulla Messa Gospel che ho trovato casualmente e che mi pare molto chiaro:

“… Noi europei non siamo abituati a questo genere di celebrazioni dove la musica è tutto perché è essa stessa parola, dove la voce umana presta la voce alla parola divina, dove il corpo è danza. La liturgia è una festa, sempre, anche quando si deve cantare Oh Happy Days che noi ci ostiniamo a voler ascoltare a Natale mentre in realtà sarebbe un canto penitenziale, quaresimale. In queste funzioni si viene invitati a uscire dalla comfort zone delle nostre posture imbalsamate e un po’ troppo ingessate. C’è un entusiasmo contagioso nel gospel che fa diventare tutti protagonisti della celebrazione. …” (dal diario di un giovane prete. (qui)

Ora vi lascio al breve video della nostra esperienza ad Harlem, che ho montato con alcune immagini e un pezzo di musica, raccolti un po’ casualmente e accidentalmete, perchè non era permesso filmare.

Ok, lo spirito è nutrito, torniamo in zona Midtown, al Ristorante Junior nutriamo il corpo. 

Nel pomeriggio facciamo un giro nella Quinta Strada con Rudi che ci informa e svela segreti e pillole della City.

Fra parentesi, ero un po’ indecisa se seguire Rudi perchè stava tornando sui miei passi di ieri sera, ma ripensando che, che era giorno e non notte, che la Cattedrale sarebbe stata aperta, che avremmo infine raggiunto la stazione Grand Central Terminal, non senza prima aver fatto pipì nei bagni della grande Tower di  Trump, beh, ci può stare no! 😀

Saltiamo la cena perchè il pasto di oggi è stato tosto… prenderemo un caffe e croissant al Patis Bakery nei pressi di Times Square dopo una freddina e piacevole passeggiata al fiume Hudson a salutare il gigante “Intrepid” ormeggiato come museo. Non riusciremo a visitarlo.

Anche la statua della Libertà è infreddolita!

 A domani!

(prossimamente QUI)

sempre con basse temperature ma cielo azzurro, 

sempre vicini vicini al fiume, a piedi e in battello…

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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate

A New York

Abbiamo un bravissimo accompagnatore/guida che ci ha reso tutto agevole, è l’una di notte ed eccoci in Hotel nella Midtown di Manhattan. Si è fatto tardi anche a causa delle quattro ore di attesa a Milano, quindi faccio le foto ai passaporti, un po’ di sistemazioni e a nanna!

 Sabato 20 aprile 2024 Questa mattina ci aspetta il pullman per farci fare un giro di perlustrazione alla City, con soste, e il pomeriggio saliremo sull’Empire State Building.

Il tempo è piovigginoso e non adatto alla salita, ma Rudi, il nostro “angelo” sa come muoversi e farà il possibile perchè tutto sia al meglio.

Dunque partiamo ben vestiti, al Central Park scendiamo per una sosta a Strawberry Fields il Memoriale dedicato a John Lennon. Si tratta di un mosaico che si ispira a quelli pompeiani, con al centro la scritta “Imagine”.

Scendiamo a Lower Manhattan percorrendo la centrale e ricca Fifth Avenue (Quinta Avenue), qui si affacciano molti edifici importanti e conosciuti che poi torneremo a rivedere a piedi, fra questi anche l’Empire State Building,  il Flatiron Building (“ferro da stiro”) incuneato tra la quinta Avenue e Broadway, La Trump Tower, la Apple Store di vetro…

Una sosta sotto i famosi ponti di New York: Il Manhattan Bridge e il Brooklyn Bridge  per una foto fra la nebbiolina e le canne dei pescatori. Che strano che sotto i ponti si possa pescare, c’è acqua vera, quella dell’Oceano che entra nella baia  passando sotto il ponte di Verrazzano, sarà vero?

Ci spostiamo a Battery Park per spiare da lontano la statua della Libertà, la vedremo poi dal battello, scopriamo un orto sotto i grattacieli e Bowling Green, il primo parco pubblico storico, un intimo giardinetto fiorito che guarda il Distretto finanziario di New York e dove un tempo c’era il campo da bocce, come ci ricorda il suo nome.

Ecco il Toro di Wall Street e qualcuno vuole toccare la fortuna, mettersi in coda! E la bimba che si cimenta con i potenti imprenditori, e la gotica Trinity Church che compare interrogativa tra alte mura. Il vapore caldo sale dai tombini e si miscela con la fresca umidità creando strani effetti.

Il cielo si è rasserenato, ci avviciniamo al Memoriale dell’11 Settembre, il sole bacia la torre più alta, la One World Trade Center o Freedom Tower, le due grandi vasche rievocano il dramma, tutto intorno il rumore dell’acqua; il pensiero agli aerei ci fa alzare lo sguardo e troviamo un fiorire di grandi torri luminose. Si riprende il pullman, passiamo vicino a Madison Square Garden, il grande stadio circolare, e ci diamo appuntamento per il pomeriggio.

Saliamo sull‘Empire State Building… che fatica ho fatto a ricordarne il nome! Vi metto le vedute che mi paiono fantastiche, grazie al cielo azzurro dove corrono matasse bianchissime. Il vento ha pulito l’aria, chi più conosce più riconosce, forse per questo io apprezzo molto i cieli e le strisce di acqua che circondano questo enorme campo di pali d’acciaio. Forti però questi americani!

Il primo incontro con Time Square: un incrocio di luci colori forme suoni odori… che sia notte o giorno… un  “paese dei balocchi”

La prima notte lungo la Quinta, a Rockfeller Center pensando al Capodanno di Cognetti che pattina sul Ring di ghiaccio, e lungo la Sesta Avenue con i giovani del sabato sera. Fa frecc!

A nanna gente!

Domani è domenica e si va a una messa speciale!

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Maria Valenti/Alicemate

Per New York

Venerdì 19 aprile 2024 sono partita per visitare New York City, beh non proprio tutta, assolutamente solo un assaggino e, non conoscendola per nulla, mi sono lasciata guidare e trasportare, a volte mi sono dovuta ingegnare per comprenderla, non parliamo la stessa lingua, lei è ancora giovane per conoscere la mia, io troppo vecchia per imparare la sua! Ora sono già tornata, sono a casa da qualche giorno e provo a raccontare qualcosa.

Mi ero preparata per New York, forse anche troppo! Ma no, come si fa a prepararsi troppo per una megalopoli come New York. Per fortuna ha almeno una storia breve, così si dovrebbe fare prima, ma non avendo una lunga storia la Nuova York sta correndo in modo pazzesco, sarà per recuperare? Come scrive Paolo Cognetti:

“New York… quando si cerca di raccontarla, qualsiasi parola spesa su di lei porta incisa una data, e comincia a invecchiare subito dopo averla scritta.”

Dunque qui nel mio articolo la data c’è e vedrò di non impiegarci molto così che non debba aggiornare prima di aver terminato di raccontare del mio incontro con La Grande Mela. Bello però questo suo secondo nome, Grande Mela, è un frutto che ben si conserva e che ha molti utilizzi. Il motivo di questo nome però non l’ho indagato.

Cominciamo con la mia preparazione?

Magari a qualcuno interessa come ci si può preparare per entrare in una città sconosciuta. Fossi stato un antico viaggiatore, penso che avrei dovuto imparare ad utilizzare le armi per difendermi da predoni e furfanti, avrei dovuto trovare almeno un socio di cui fidarmi, avrei dovuto avere con me denaro, oggetti, cibo, abiti da usare e scambiare. Alcune cosette servono anche oggi, i soci… sì, possono servire, ma non indispensabili, qualcuno si trova e se si parte con viaggi oganizzati è risolto il problema. Le armi? No quelle no, ma un cellulare funzionante, che chiama, prenota, ti informa, ti traduce e ti presenta, che ti svela i misteri della lingua e i segreti della loro vita… le mappe delle loro strade, i luoghi dei loro incontri? Appurato, senza uno smartphone meglio non viaggiare! Tutto, a New York, dà per scontato che tu uno smartphone debba averlo, è o no il prolungamento della mano di ogni uomo civilizzato! E N.Y. non tiene conto di altri possibili problemi, non ha tempo lei… deve invecchiare in fretta, deve crearsi il meglio di tutti, per far bene lei lo sa, ci vuole tanto tempo, e lei lo trova non perdendolo!

Dunque mi sono preparata! Ho letto e guardato film e documentari. Avrei voluto leggere di più, ma io sono lenta a leggere, quindi ho recuperato guardando video.

Con i film americani ero messa malissimo, non che vada molto meglio con i concittadini, ma con gli americani ero rimasta a quelli di indiani contro cow boy. Allora divento un po’ intellettuale e ne guardo due di Wody Allen, che di fama conoscevo, ma più che la città mi mostra il suo inconscio sempre in subbuglio e non lo trovo di aiuto per entrare nella sua città. Film di Wody Allen: Io e Annie (1977) e Manhattan (1979), visti a febbraio.

Trovo invece quattro documentari molto interessanti, presentati dallo storico e divulgatore di moda Alessandro Barbero, i quattro i documentari mostrano in parallelo la storia delle tre città potenze del mondo che si contesero il primato per tre secoli consecutivi: Amsterdam, Londra, New York, dal 1565 al 2017.
(I link ai documentari sono in fondo all’articolo)

Dopo i documentari torno a cercare i film. Ne trovo parecchi e li guardo quasi uno per sera. Trovo molto appassionanti le tre grandi pellicole di IL PADRINO di Coppola, la Parte due in particolare.

Ah, devo dire che intanto curiosavo sempre informazioni sui pittori moderni nella speranza di fare un giro al MoMA, il museo di New York che custodisce anche molte opere di pittori europei, fra cui Chagall e van Gogh

Cosa vedere al MoMa a New York, alcune opere che vengono consigliate:

1. Notte stellata, Van Gogh 2. Io e il villaggio di Marc Chagall 3. La persistenza della memoria, Salvador Dalí 4. Les Demoiselles d’Avignon, Pablo Picasso 5. Lattina di zuppa Campbell’s, Andy Warhol 6. Ninfee, Claude Monet 7. Gli amanti, René Magritte 8. La Danza (I) di Henri Matisse 9. Autoritratto con capelli tagliati, Frida Kahlo 10. Uno: Numero 31, Jackson Pollock 11. Ruota di bicicletta, Marcel Duchamp 12. Ragazza che annega, Roy Lichtenstein 13. Stazione di servizio, Edward Hopper

Si trovano diversi consigli su cosa vedere al MoMA, ma ognuno si sceglierà quello che predilige. Io non ho trovato La danza di Matisse, non mi ero informata su Duchamp e mi è sfuggito, alcuni consigliati non li conoscevo e non li ho memorizzati per il mio incontro con l’arte che è avvenuto in un momento di libertà dal gruppo. Ne parlerò e vi mostrerò le foto delle opere scelte da me.

Ho trovato utile guardare docufilm o film su pittori e le loro opere, avevo già iniziato con quelli di Van Gogh e gli impressionisti (qui) e ho continuato per le opere del MoMA. Riporto alcune locandine se li volete cercare. Io li ho trovati quasi tutti su Prime.

E le letture? Il primo libro che ho letto, a metà marzo scorso, è stato: New York è una finestra senza tende di Paolo Cognetti. A fine lettura scrivevo:
 
Uno scrittore racconta New York
Ho letto queste 150 pagine lentamente, (ben 18 giorni). Per Paolo Cognetti questa grande metropoli non avrà tende, come dice nel titolo, ma per me è tutta un mistero. Non sono mai stata interessata a lei, nessun libro letto mi pare parlasse di lei, o abbastanza da farmela abitare almeno virtualmente. No, nulla, neppure le Torri Gemelle e il dramma del loro crollo mi ha fatto entrare nella città. Chissà, forse la sentivo tanto importante, tanto già al centro del mondo da non aver bisogno del mio interesse. Ok, sto solo provando a trovare scuse per il mio disinteresse verso questa città al vertice di ogni cosa. In questo libro”guida-per-turisti-alternativi” si trovano moltissime informazioni, con storie e richiami a personaggi, scrittori principalmente, che hanno abitato i luoghi che Cognetti ci presenta. Lo fa in modo accattivante, con tenere cartine dei suoi luoghi e mi ha convinta, attirata, e sarei stata lieta di seguire le sue tracce nel mio prossimo viaggetto. Maaah… la mia sarà una visita per “turisti”, organizzata e guidata, e tranquilla. I posti di Cognetti sono meno frequentati, più letterari e hanno tracce di un passato poco vip e luccicante. Felice di averlo letto, mi ha avvicinato alla potente e ricca città, che è stata accogliente anche se dura con i suoi abitanti, arrivati da ogni parte del mondo per motivi diversi e spesso per sopravvivere.
Intanto ho preso appunti e chissà.
 
Ho poi iniziato subito, per riuscire a terminarlo in tempo prima di partire:
I segreti di New York. Storie, luoghi e personaggi di una metropoli di Corrado Augias. A fine lettura scrivevo:
Città famosissima a me segretissima
Trecentocinquanta pagine di scrittori, impresari al lavoro, architetti, artisti, registi, sceneggiatori, musicisti, e migranti, e briganti… giornali, giornalisti, attrici e finalmente scrittrici, hanno parlato o fatto parlare di New York.
Augias ce ne fa una presentazione con tante storie avvenute o narrate in questa immensa città. Le racconta con date e indirizzi da poter collocare e raggiungere con precisione su questa mappa di strade e viali che tesse la geometria della Grande Mela.
Io l’ho seguito e cercato film, libri, autori, ho disegnato piantine e osservato carte e mappe per trovare i luoghi e magari… raggiungerli.
Ora ho un bellissimo caos che mi solletica un lento riordino.
La valutazione non è molto alta perchè in questo momento avevo necessità di informazioni più sintetiche per un primo incontro con la città, Augias me ne ha date molte di più, le ho ascoltate volentieri ma mi hanno preso troppo tempo. Saprò valorizzarlo? Starà a me! Augias ha fatto tanto!
 
“Se si viaggia solo col corpo e non con la mente non c’è quasi luogo al mondo che meriti il costo e i disagi di uno spostamento.” (C. Augias, I segreti di New York)
 
Coloro la città e le sue acque per ricordare che i cinque distretti si unirono e diedero origine alla grande New York nel 1898. Poi mi focalizzo sulla parte che visiteremo maggiormente, e per la punta, la parte bassa dell’isola di Manhattan e per quella alta, abbiamo sempre Google Maps:

Siamo ormai vicini alla partenza, inizio a leggere un altro libro che poi porterò con me a New York, il viaggio è lungo e un libro è sempre utile.

New York Stories  – cura artistica di Paolo Cognetti –

Le valigie sono pronte, il cellulare in ordine con un abbonamento per Usa, pare che le temperature si abbassino, quindi aggiusto con qualche capo più adatto.  Il desiderio di questo incontro è continuamente aumentato, non mi resta che lasciarmi accogliere dalla Grande Mela che pare sempre aperta alle moltitudini, ma anche tanto attenta a difendersi. Pronta anche la pazienza ai controlli 😉

“Sono in aereo degli Emirates EK 205 partito da Milano alle h 8 PM, con quattro ore di ritardo. Ora sono le 11:30, abbiamo appena cenato, fuori -59°. Con il fuso orario da sistemare (indietro di sei ore), arriveremo alla 10:28. Il viaggio ha una durata di 8/9 ore, ma essendo in ritardo cerca di recuperare… intano leggo il racconto di Henry Miller, ma scrive un po’ come la Woolf?” °_°

    E voilà!
                Ci vediamo a New York!                
(prossimamente QUI)
 
LINK al materiale UTILIZZATO
Documentari:
1- Alessandro Barbero – Amsterdam, Londra, New York – Un secolo d’oro 1585-1650 –

https://www.youtube.com/watch?v=weO0wVQEVu8

2- Alessandro Barbero – Amsterdam, Londra, New York – Conflitti e interessi-(1650-1800)

https://www.youtube.com/watch?v=WAURASilFJU

3- Alessandro Barbero – Amsterdam, Londra, New York – Lo shock della modernità –(1800-1900)

https://www.youtube.com/watch?v=RG0CKnARl5w

4- Alessandro Barbero – Amsterdam, Londra, New York – La corsa al gigantismo- (1880-2017)

https://www.youtube.com/watch?v=Kr7TENYbhMA

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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate

Padova, e due!

Come scrivevo nel programma per la visita di Padova (QUI) la mia curiosità è nata dalla lettura:

“Correva l’anno 1890 e aveva vent’anni. Era sempre vissuto nel vecchio paese (Asiago) dai tetti erti di scandole… e gli orti con gli steccati. Tutto intorno boschi e montagne. Una strada lo collegava con la pianura. […] Arrivavano fino a Padova ed oltre; il viaggio durava una settimana. Al ritorno una piccola folla attendeva vicino alla fontana della piazza e volevano sentire le novità del mondo. Di quel mondo che si fermava a Padova con i suoi commerci, l’Università, il Pedrocchi, le mattane degli studenti.”                  (dal racconto “Vecchia America” di Mario Rigoni Stern)

Correva poi il 3 marzo 2023  e noi non eravamo più ventenni. Tutto intorno a noi valli e monti. Arriviamo a Padova, e poi andremo oltre. Sosteremo al Pedrocchi a bere il famoso caffè, a guardare questo edificio storico per la città e i suoi dintorni. 
Un caffè tanto speciale, dopo aver passeggiato tra i viali e sui ponti della sontuosa canaletta che delimita il grande piazzale erboso chiamato Prato della Valle; dopo aver visitato la Basilica del Santo un po’ troppo carica di ornamenti, e pronti per la pietra preziosa della città: la Cappella degli Scrovegni.
Questo succedeva un anno fa. Era la prima tappa di un giro alle Venezie, così lo avevo chiamato per far presto e mi piaceva.

mappa interattiva qui

Qualche foto del nostro passaggio dello scorso anno:

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Venerdì scorso, 22 marzo 2024, siamo tornati a Padova.

Mappa interattiva del nostro secondo passaggio a Padova qui


Siamo tornati a Padova… ma per un altro motivo, per visitare una mostra d’arte con opere provenienti dal Brooklyn Museum di New York. Ma non siamo andati per New York, anche se ci stiamo avvicinando molto, ma quest’anno si celebra il centocinquantenario della nascita dell’ Impressionismo. Ricordo che il 15 aprile 1874 ci fu a Parigi la prima esposizione di quelli che tutti avrebbero conosciuto, e più tardi celebrato, come Impressionisti, quegli artisti francesi che, per una storia di incomprensione e di rivoluzione dei canoni della pittura di quel momento, furono derisi e calunniati. Impressionismo ci riporta sia a van Gogh che a Chagall, anche se entrambi hanno seguito un percorso molto personale. Ed eravamo nel 1874, proprio negli stessi anni in cui gli abitanti dell’Altipiano di Mario Rigoni Stern scendevano in Padova, nel suo racconto.

Dunque eccoci di nuovo ad attraversare il Prato della Valle, sotto un celeste cielo, una passeggiata lungo la Via del Santo per raggiungere il Palazzo Zabarella sede della nostra mostra “Da Monet a Matisse”.

Non siamo degli esperti, ma con un po’ di attenzione e una guida ci orientiamo fra questi artisti caparbi e ispirati. Sono tutti artisti che hanno operato a Parigi fra il 1850 e il 1950. Cento anni di innovazione, passando da vari stili, anche se tutti gli artisti non sono rappresentativi di una sola corrente, ognuno di loro ha il proprio personale percorso, influenzato dal proprio vissuto personale e storico. Dai dati della mostra semplifichiamo un po’: dai primi romantici e realisti come Millet, agli impressionisti come Monet o Renoir, fauve e cubisti come Matisse e Bonnard, simbolisti come Boldini o Chagall, espressionisti come van Gogh e Matisse. Cliccate sull’immagine e ingrandite per leggere anche le informazioni.

Usciamo sul grazioso cortile assolato del Palazzo, dove ci riscaldiamo e ritorniamo al presente con tempi e necessità. Poi riprendiamo a percorrere la vivace città.

 

Padova è ricca di storia, andiamo al Palazzo della Ragione fra le braccia delle piazze dai nomi agresti, Piazza delle Erbe e Piazza della Frutta. Pare di essere al tempo dei contadini che arrivavano dalle campagne a vendere i loro prodotti. Ma se frodi c’erano, giustizia era fatta nel salone del Palazzo dipinto da Giotto, dopo la fatica più religiosa della Cappella degli Scrovegni. Purtroppo un incedio distrusse le opere di Giotto, che vennero ripristinate da altri bravi artisti.

Passeggiamo ancora ammirando scorci suggestivi e la moltitudine di giovani di cui diversi di loro incoronati di alloro e colorati nastri. Nella chiesa aperta di Santa Maria dei Servi, superata la bussola dal cattivo odore, ci accoglie il prezioso Crecifisso ligneo di Donatello. Un ponte su un canale che sparisce. Strade lastricate e spaziosi portici.

Un’altra bella Padova ci saluta, i chilometri sono tanti, ma in tre ore saremo di nuovo tra i monti, nessuno ci aspetterà alla fontana per sapere le novità e non mi resta che  scriverle su  Alicemate. Qualche mio paesano sarà interessato?

Ciao!

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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate  ^_^

 

Programma “Giro Venezie”

Questo articolo lo avevo scritto il 2 marzo 2023, in modalità privata, ora ho deciso di renderlo pubblico, perché? Perché sono tornata a Padova ieri e avrei voluto scrivere di questa città, ma poi ho scoperto che della precedente esperienza, quella dello scorso anno, non avevo pubblicato nulla, quindi eccomi a rendere pubblico questo programma e poi, e poi potrei andare oltre.

Nel nostro giro del 2023 erano programmate le visite a tre città: prima a Padova, poi a Gorizia, concludendo poi in bellezza con Venezia.

Venerdì 3 marzo 2023 si parte, fermata a Padova, poi a Mestre a pernottare, il giorno successivo a Gorizia, ritorno a Mestre sempre a pernottare, a Venezia gli ultimi due giorni, e rientro a casa.

Di questo “Giro delle Venezie” ho i programmini in pdf delle città visitate poi magari scriverò altro.

Padova pdf

percorso Padova Gorizia Venezia pdf

GORIZIA pdf

Venezia la troverete ritrascritta sotto per la prima giornata e al link in fondo per la seconda. Avevo, subito dopo la visita, scritto due cosette sui quadri di Chagall che troverete a fine articolo, se non li avete già letti.

Vorreste sapere i collegamenti, le motivazioni per questo giretto?

Padova scoperta essere La città degli abitanti dell’Altipiano di Asiago, come racconta il grande Mario Rigoni Stern, la città di Padova a cui scendere per commerci principalmente e per gli svaghi, gli studi e i viaggi!
Gorizia come triste protagonista nella prima guerra mondiale raccontata nel romanzo “Addio alle armi” di Ernest Hemingway, romanzo letto con vorace interesse da Mario Rigoni Stern appena tornato a casa dopo le dolorose esperienze della seconda guerra mondiale  (qui mia recensione)

E Venezia, nei suoi musei avrei trovato due opere di Marc Chagall e poi qualche passo con Sartre (qui libro).

E gli Spritz no ?

Andiamo ai programmi

VENEZIA Domenica 5 e 6 marzo 2023

https://goo.gl/maps/RMZX44FVW8opbF5C8

Non limitarsi a visitare la Cattedrale di San Marco, fare un giro in gondola o sorseggiare un bicchiere di Aperol Spritz. Questi musei sono una tappa obbligata per chiunque visiti Venezia

Dalla stazione santa Lucia in 15 minuti arrivo a:

Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna visita da fare ma prenotiamo con calma Le due opere che indico sotto sono come la Gioconda per il Louvre!

Ammirare Ca’ Pesaro, il famoso palazzo barocco in marmo di fronte al Canal Grande a Venezia. Entrare in un mondo di arte moderna e arte orientale.

Ammirare le collezioni di dipinti e sculture del XIX e XX secolo, tra cui l’arte moderna di Klimt e Chagall e gli straordinari Kandinsky, Klee e Moore. Scoprire una delle collezioni più importanti dell’arte giapponese del periodo Edo nel Museo di Arte Orientale.

. biglietto d’ingresso, chiuso lunedì

Venezia: biglietto Ca’ Pesaro Museo d’Arte Moderna e Orientale

Orari di apertura: 10:00 – 17:00
  • Anziani 3 × 9 € 27 €

  • Adulti 1 × 11,70 €

https://www.getyourguide.it/ca-pesaro-l19478/venezia-biglietto-galleria-d-arte-moderna-e-museo-d-arte-orientale-t411261/?date_from=2023-03-06&_pc=1,1&_pc=5,3

Opere da non perdere:

La “Giuditta II” di Klimt, 1909, Museo Ca’ Pesaro Sala 3, Olio su tela, 176 x 46 cm

Autore Gustav Klimt (Vienna, 1862- 1918)

https://artsandculture.google.com/story/vwVBy_MYuTwsUQ

Alla IX Biennale di Venezia, nel 1910, il maestro della secessione viennese Gustav Klimt presenta una sala personale con 22 opere. Il comitato incaricato delle acquisizioni per Ca’ Pesaro acquista Giuditta II per la somma di 9.900 lire; l’opera diventerà icona e simbolo della collezione del Museo. Preceduta da una versione del 1901, Judith I, conservata a Vienna, il capolavoro di Ca’ Pesaro rappresenta l’eroina del popolo israelita che, per salvare dall’assedio la città di Betulia e impedire l’invasione della Giudea, decapita Oloferne, generale di Nabucodonosor, re degli assiri. Giuditta è raffigurata nell’atto di estrarre la testa di Oloferne dalla bisaccia per mostrarla ai betuliani assediati. Per molto tempo il soggetto fu confuso con il personaggio di Salomé, protagonista dell’uccisione di Giovanni Battista, malgrado le differenze iconografiche che contraddistinguono i due episodi biblici. La notevole diminuzione della componente aurea in “Giuditta II” rispetto alle opere del periodo dorato di Klimt, è testimone del passaggio ad uno stile nuovo; l’eroina biblica è qui una donna moderna, sensuale e tragica, abbigliata con arabeschi e innesti geometrici, mentre la verticalità della rappresentazione è accentuata da due fasce piane laterali in legno dorato.

Rabbino n. 2 o Rabbino di Vitebsk di Chagall, 1914 – 1922, Museo Ca’ Pesaro, Olio su tela, 104 x 84 cm

Rabbi No. 2, Venice, Italia — Google Arts & Culture

Nel 1914 Chagall rientra in Russia da Parigi; vuole restare a Vitebsk solo qualche mese ma resta bloccato dalla scoppio della guerra e vi rimane fino al 1922. In quegli anni recupera il legame con il mondo ebraico dell’infanzia, espresso attraverso le immagini della cittadina natale. Qui è ambientata la prima versione del dipinto, Ebreo in bianco e nero o Rabbino di Vitebsk del 1914 (oggi al Kunstmuseum di Basilea). Secondo il racconto dell’artista, a Vitebsk incontra per caso un anziano e lo veste con gli abiti del padre usati per la tradizionale preghiera del mattino, di giorni feriali. La figura è descritta con grande precisione, una kippà blu sul capo, il tallìt sulle spalle e i tefillìn (o filatteri) legati da cinghie di cuoio sulla fronte e sul braccio sinistro, mentre gli occhi sono malinconici e la bocca ripresa nell’atto di salmodiare. Lo sfondo sottolinea la massima concentrazione sul soggetto: nessuna pausa descrittiva, solo forme geometriche bianche e nere. I Tefillin sono piccole scatole quadrate che contengono un pezzo di pergamena su cui sono scritti i versi della Torah. Il tallìt è lo scialle rituale bordato di frange di cui gli ebrei si coprono le spalle durante la preghiera. Questi elementi religiosi sono usati meravigliosamente in questa tela per creare potenti contrasti di colori (il bianco e il nero erano considerati veri colori da Chagall) evidenziati da forme geometriche che ricordano il cubismo.

A piedi in 8 minuti alla Basilica, e da qui a 2 minuti c’è anche la Scuola di San Rocco:

Basilica S.Maria Gloriosa dei Frari (non prenotiamo e non visitata)

Domenica e festivi visite 13.00 – 18.00 (ultimo ingresso 17.30) La durata della visita è di circa 30 minuti.

Biglietto intero: € 5,00

Senior: 3,00 (over 65) (

Troviamo due dipinti del Tiziano. Ospita tombe e monumenti funebri di numerose personalità legate a Venezia, tra cui Monteverdi, lo stesso Tiziano, Antonio Canova, oltre a numerosi Dogi.
È l’unica importante chiesa italiana ad aver conservato un grande coro circondato da un alto muro al termine della navata centrale in posizione antistante all’altare maggiore, secondo l’uso medievale

Scuola Grande di San Rocco molto consigliata la visita ma non prenotiamo, valutiamo poi, tenendo conto che è domenica però, quindi rischieremo? (Visitata velocemente)

Nel 1564 Tintoretto ottenne l’incarico di decorare la Scuola. Il meraviglioso ciclo di teleri, realizzato nelle tre Sale tra il 1564 e il 1588, per la sua unitarietà rappresenta per Venezia quello che per Roma è la Cappella Sistina.

Biglietto Intero 10 €

Altri 16 minuti per raggiungere la collezione di arte

Collezione Peggy Guggenheim meglio prenotare, magari per le 17 (ultimo ingresso?) Prenotata e visitata.

Palazzo Venier dei Leoni sede della mostra

Biglietto per la Peggy Guggenheim Collection

  • Anziani 3 × 14 € 42 €

  • Adulti 1 × 16 € 16 €

 

 
https://www.getyourguide.it/venezia-l35/venezia-accesso-prioritario-al-museo-peggy-guggenheim-t64077/?date_from=2023-03-05&_pc=1,1&_pc=5,3

La Pioggia,

Marc Chagall, olio e carboncino su tela, 86,7 x 108 cm museo Peggy Guggenheim

Le prime opere di Marc Chagall sono caratterizzate da uno stile neoprimitivo, che si ispira alle icone russe e all’arte popolare. La pioggia è un dipinto su tela con olio e carboncino realizzato da Marc Chagall nel 1911 quando si trasferisce a Parigi nell’estate del 1910. L’artista porta con sé parecchi di questi dipinti raffiguranti la vita e i costumi della natia Vitebsk. L’anno successivo rielabora tali dipinti e inoltre realizza nuove composizioni con soggetti analoghi carichi di nostalgia per la sua terra d’origine, ma adattati alle tecniche e ai modi acquisiti a contatto con l’arte francese contemporanea. In questa tela Chagall usa colori saturi e non realistici combinati con zone definitive di bianco e nero in modo da creare una superficie molto decorativa e vivace. Il frazionamento di alcune aree della composizione in piani ombreggiati, come per esempio il tetto della casa e il primo piano a sinistra, ha la sua origine nel Cubismo, anche se questo espediente è usato piuttosto occasionalmente.

All’uscita potremmo cercare il cibo per la cena.

…………………………

VENEZIA Lunedì 6 marzo 2023

Si pensava alla zona Arsenale con Building Bridges, la visita all’installazione è GRATUITA. E forse la vicina isola San Pietro…

Leggete il programma che si scarica in pdf, c’è anche un link con la mappa:

Arsenale e isola di San Pietro pdf

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In realtà poi i programmi di Venezia sono un po’ variati, siamo andati anche al piazzale di San Marco e percorso tutto il Canal Grande in vaporetto facendo un filmato con Relive. Se lo dovessi mettere su Alicemate, farò un link qui sotto.
Per ora vi lascio il collegamento ai due articoli scritti poco dopo sui quadri prescelti presenti nei due musei di Venezia:

I vecchi di Chagall 10 Mar 2023

La pioggia di Chagall, a Venezia 13 Mar 2023

Per leggere dei nostri passaggi a Padova, cliccare qui

Per Gorizia si attiverà qui

Ciao!

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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate 

 

I Viandanti verso la Via Francisca

Giunti a Colico (qui) avevo programmato di portarvi a Morbegno, sempre seguendo il Sentiero del Viandante ma, siccome noi abbiamo fatto questo ultimo tratto un anno fa e nel verso opposto, lo lascerò per un documento a sé.

Abbiamo invece da poco iniziato un nuovo percorso che da Colico prosegue in direzione Chiavenna utilizzando l’antica Via Francisca, ecco, questo mi pare una migliore continuazione del cammino. Faremo brevi tappe, guardandoci intorno, andando un po’ avanti e indietro, anche perché in questo tratto la ferrovia non è molto comoda e i pullman non sempre in funzione.

Siamo partiti a gennaio, era ancora un po’ freschetto ma, se il sole aiuta, è decisamente da preferire rispetto alle stagioni più calde, dove è meglio salire un po’ più in alto.

Domenica 14 gennaio quindi, arriviamo a Colico in auto fino al parcheggio vicino alla partenza del Sentiero Valtellina. Salutiamo il tranquillo Legnone infarinato e ci godiamo il panorama. All’ombra del Montecchio l’erbetta luccica di cristalli sulla riva dell’ultimo tratto di Lago di Como. Risaliamo il fiume Adda fino a raggiungere il ponte che ci permetterà di spostarci sull’altra sponda e avvicinarci al Monte Berlinghera, con le pendici a picco sulle acque, pendici su cui salire e aggirare il lago, per poi infilarci in Val Chiavenna.
Ma calma, la prima tappa ci porterà a Sorico, tutta in piano, dopo aver attraversato il Pian di Spagna, superato il secondo ponte, questo sul fiume Mera, invece di prendere il sentiero per risalire il fiume, noi scenderemo a Sorico, perchè è bello, c’è il sole e riusciremo perfino a mangiare all’aperto. A Sorico ci aspetta la seconda auto e ritorno a Colico dalle nipotine sul ghiaccio. Le giornate sono ancora corte e non abbiam fretta di andare in Svizzera!

Ora potete rivedere il percorso sulla mappa con le foto:

Domenica 21, trascorsa una settimana, eccoci ancora a Sorico, dallo stesso parcheggio ripartiamo! Saliremo alla Chiesa di San Miro da cui si “ammira” lo spettacolo dei fiumi che si incontrano nel lago di Como, poi verso Dascio sull’ultimo tratto di Via Regina che poi diventa Via Francisca. Oggi un anello piccino ma con un sole grande!
Il documento nel video-mappa:

Sabato 27 gennaio tutto sulla Via Francisca: da Dascio a Casenda, due auto collocate e si parte. Al Sasso di Dascio sosta con foto… un terrazzo panoramico così godibile! E poi via nel bosco, su e giù nelle vallette e sulle ripide rocce da cui emergono arditi scalatori. Un panino goduto sulle calde rocce del Brentaletto con vista e giriamo all’ombra della val Chiavenna. No, non andiamo al “Salto della Capra” meglio procedere dritti, anzi curvare tutto  verso la valle abbandonando il lago!
Al video, se vedere un piccolo ingarbuglio di passi, niente problemi, è stato un ritorno a recuperare le mie racchette…

Bello questo passaggio, ma anche un pochetto impegnativo. La sosta ai ruderi di San Giovanni all’Archetto, meritata!
La prossima sarà da Casenda, o meglio da Vigazzolo, nei pressi di San Giovanni all’Archetto, dove abbiamo abbandonato la Via Francisca per il parcheggio.

Intanto i troll  vi salutano dalla boscaglia ^_^

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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate 

Vincent van Gogh

Per Chagall ho scritto sei articoli… e per Van Gogh? Ma come mai da Chagall sono passata a van Gogh?

Ehhh, quello che si vuole conoscere, le curiosità che ci colpiscono, non seguono un percorso particolarmente regolare. A scuola i maestri ci guidano, a volte un po’ forzatamente, altre con grande sollievo ci portano a nuovi contenuti, spesso lo fanno in modo ordinato: dal facile al difficile, dal semplice al complesso, seguendo la successione temporale. A volte ci portano ad approfondire altre volte ad allargare lo sguardo e vedere il tutto a scapito del particolare o il contrario dal generale si esemplifica cogliendo un solo fatto. Chissà quale sarà il meglio per noi, siamo tutti diversi e non è facile accordarsi su tutto. Io penso che il modo migliore per attivare la nostra attenzione a qualcosa è quando l’interesse sorge spontaneo, magari senza particolare collegamento, ma con una motivazione, altre volte un contenuto ne risveglia un altro o ne esige un altro perchè si possa  continuare il percorso intrapreso… ecc ecc

Forse potevo anche dirlo prima eccetera eccetera?

Ho detto tutto questo solo per giustificare il mio passaggio da Chagall a van Gogh?

Certamente sono due pittori, due grandi artisti, che avrebbero pure potuto incontrarsi a Parigi o in Provenza, se van Gogh non fosse morto a soli 37 anni… purtroppo Vincent,  lo chiamiamo per nome come lui si firmava? Lui non amava il suo cognome per vari motivi, succede.
Vincent dicevo, è morto, pare suicida, nei pressi di Parigi nel 1890 e Chagall è arrivato a Parigi nel 1910 a 27 anni incontrando gli impressionisti che avevano discusso con Vincent… Insomma non si sono incontrati, non hanno avuto alcun contatto, provenivano da due mondi diversi, ma con lo stesso desiderio di lasciare un messaggio di amore e fratellanza agli uomini.

Io niente di questo avevo visto, ma ho cominciato a interessarmi a Van Gogh perchè la mia amica Tiziana, in un commento ad un articolo (qui),  mi informa che a Milano c’é una mostra Van Gogh pittore colto“.

Ed eccoci al punto: sì perchè conoscevo anch’io l’esistenza di questo grande artista. Chi non lo conosce, sappiamo che ha avuto una vita corta e difficile, senza salute e riconoscimenti. Questo suo triste vissuto però mi teneva lontana da lui, era una mia difesa, era un evitare il coinvolgimento in percorsi di problemi mentali e sofferenze psichiche che mi angosciano. Ma sapere che Vincent era anche un pittore colto significava che non era stato proprio così maledettamente povero in tutto. Povero nella carriera sociale e lavorativa, di conseguenza povero economicamente, povero di relazioni, di amicizie, di amori… L’amore di una donna che avrebbe potuto essergli di supporto, proprio come lo è stato per Chagall con la sua Bella e in seguito con Vava: mogli innamorate, muse, modelle, compagne e consigliere. 

Quindi si va a Milano: iniziamo con VAN GOGH Esperienza immersiva a Lampo Scalo Farini!

Abbiamo scelto di iniziare con questo museo per curiosità, per noi era una novità e siamo rimasti soddisfatti di questa immersione: è stato giocoso e coinvolgente ma anche istruttivo. Resta in programma la visita ai veri quadri esposti al Mudec.

Intanto leggo, ascolto, studio i suoi dipinti e i suoi pensieri intorno alla vita e al suo far arte, che è poi la stessa cosa. La vita di un artista, mi pare di aver colto, è la sua arte.

Mi godo subito il film Loving Vincent consigliato da Tom, senza abbandonare Chagall:

È tempo di fare il presepe, lo faccio ispirandomi ad alcuni quadri di Vincent, per il Calendario dell’Avvento scelgo libri su di lui come sorpresa augurale agli amici e famigliari che collaborano e sopportano (vedi qui)

Ho visto altri documenti e video, guardato cataloghi, letto il libro per la tradizione di Natale di Antonin Artaud, me lo sono regalato perchè il traduttore lo ha dedicato a… udite udite, a Carmelo Bene. Una bella combriccola di strani e geniali personaggi! Ma di libri e di film ce ne sono proprio tanti su Vincent, in particolare io vorrei leggere una  sua bella biografia e le sue lettere, ne ha scritte veramente tante e, come pare abbia scritto Charles Bukowski: La sua prosa è affascinante e capace di arrivare dritta al cuore, nel più puro degli stili.

Finita la lettura di Artaud, io scrivevo:

Vorticoso

Non ho certo compreso bene tutto…
Dice, ripete, grida, osanna, condanna, guarda, riguarda, gira e rigira il coltello nella ferita che ha lasciato la morte e la vita di van Gogh.
Inusuale, speciale, graffiante.
Una voce diversa e profondamente coinvolta.

E mentre leggo o ascolto: riscrivo, disegno e schizzo a penna e acquarello giocando con van Gogh e i suoi colori.

Dai che domani 5 gennaio ci sarà un buon avvicinamento!

Eccoci al MUDEC – Museo delle Culture da Van Gogh pittore colto!

Una mostra allestita grazie alla collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo, Paesi Bassi, che possiede una straordinaria collezione di dipinti e disegni del pittore olandese, seconda solo a quella del Van Gogh Museum di Amsterdam. Dal museo olandese provengono circa 40 delle opere esposte. Quelle che ho fotografato sono fra queste. Le foto ben fatte le potrete trovare in internet digitando il titolo. Io ho voluto registrare qui alcuni momenti del nostro passaggio in questo allestimento cronologico e tematico: la formazione pittorica di Vincent in stretto contatto con quella culturale, fatta di letture, riflessione e scrittura.

Vincent van Gogh mi ha messo in collegamento con altri grandi artisti del suo tempo, Jean-François Millet, il suo maestro che lui chiamava Père Millet, e che io conoscevo grazie all’Angelus scelto da noi come immagine di ringraziamento. Ho “incontrato” il suo amico e fonte di grande entusiasmo e sconvolgimento: Paul Gauguin. Con lui farà l’unico tentativo di creazione di un luogo che potesse richiamare e favorire gli scambi fra artisti. Sogno presto dolorosamente crollato e con lui la sue precarie rete sociale e salute mentale. Il fratello Theo resta sempre la sua sola ancora di salvezza e Vincent si risolleverà e tornerà a lavorare, ma sempre più solo e sempre più potente nel suo mezzo espressivo.

Oltre a Gauguin ho voluto avvicinarmi ad altri artisti del suo tempo: gli impressionisti, o meglio i pittori che si erano staccati  dalla vecchia modalità di dipingere, si erano resi indipendenti, ma non erano stati compresi dal pubblico e dalla critica.  Non vendevano e faticavano anche a sostenere sè e la propria famiglia. Solo impresari e collezionisti sensibili furono in grado di capirne la grande innovazione, come si racconta nel documentario su Paul Durand Ruel. (altri due nomi Père Tanguy e Ambroise Vollard)

Alcuni film/documentari che mi sono stati utili li riporto sotto con la locandina di presentazione:

Ora vi saluto con la figura copiata a Vincent per un piccolo dono:
Giovane contadina con cappello di paglia seduta in un campo di grano
 (cercate quella fatta da Van Gogh nel 1890)
 
Ciao!“Devi scrivermi e dirmi quali pittori ti piacciono di più,
sia antichi che moderni,
non dimenticarlo, sono curioso di sapere”
Vincent
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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate

 

 

IL Sentiero del Viandante: tappa 4 (Dervio-Colico)

Questa tappa l’abbiamo fatta spostando due auto, una per portarci alla partenza e l’altra da trovare all’arrivo. C’è un po’ di spreco, ma la stazione di Colico è distante dal Sentiero eee, stiamo rilassati!

19 Aprile 2023:  11 km di camminata, per me la migliore di tutte!

Il video mappa è chiaro e ricco di foto. Buona visione!

La galleria di foto con didascalia per la lentezza silenziosa anche qui:

Adesso dovremmo  continuare il Sentiero del Viandante per superare l’ampio ventaglio di Colico,  poi proseguire nella 5^ tappa Piantedo-Morbegno.

Ma, ma noi abbiamo già fatto tutto partendo da Morbegno fin qui, qui proprio al torrente Perlino. Quindi lo documenterò nell’altra direzione. Ora abbiamo invece iniziato il nuovo percorso che da Colico ci porterà a Chiavenna e poi su allo Spluga. Arrivederci sui sentieri!

IL Sentiero del Viandante: tappa 5 (Colico-Morbegno) che sarà Morbegno-Colico (in attesa).
Vi porto prima verso la Via Francisca, verso Chiavenna e poi… in Svizzera?
qui la partenza in tre tappe

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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate 

IL Sentiero del Viandante: tappa 3 (Varenna-Dervio)

Ci eravamo lasciati a Varenna (QUI)

Mi impegno ora a portare la documentazione fino a Colico, o magari anche a Morbegno. Avevo sospeso il percorso per altre occupazioni più urgenti e altre motivazioni subentrate a discostare il primato al Sentiero del Viandante. C’era poi un altro motivo che mi aveva reso meno semplice la prosecuzione della registrazione del viaggio: le tappe che mancavano le avevamo fatte in precedenza, in modo un po’ meno ordinato, spezzettandole o facendole nel senso inverso.
Ma ora abbiamo iniziato una nuova traccia storica: Il Sentiero del Viandante che prosegue e si aggancia alla Via Francisca, per percorrere la Val Chiavenna e salire verso lo Spluga. Dunque da Colico siamo ripartiti in diversa direzione. E questa sarà un’altra storia, spero di riuscire a camminarla e poi anche a documentarla. Quindi vorrei completare le tappe dello scorso anno prima di iniziare a raccontarvi il “nuovo cammino” partito per noi nel 2024, da pochissimo!

Torniamo a questa tappa: è stata percorsa nel senso inverso, da Dervio a Varenna. Questo aveva anche un motivo: partendo i viandanti da Morbegno, si utilizzava l’ auto e ci si fermava al punto più vicino a noi del percorso, per farlo a piedi e ritornare all’auto utilizzando il treno. Per altre tappe abbiamo usato anche solo il treno o aiuti di altre auto. Certo, fare il cammino in modo continuativo, come veri viandanti, sarebbe più interessante, ma abitando noi tanto vicino ci siamo divertiti a scoprire questi luoghi camminando come  e quando ci si presentava la buona giornata o il pomeriggio libero e… alternando azione a ri-flessione 😉

Dunque partiamo?

DERVIO-VARENNA

Lo scrivo a grandi caratteri per non fare confusione col titolo che non posso cambiare perché segue la numerazione canonica, quella che parte da Lecco.

Torniamo al 9 Aprile 2023

Oggi in quattro pellegrini percorreremo 12 chilometri, abbiamo anche due nostri figli e questo fa del cammino una festa! Infatti oggi è Pasqua e noi la festeggiamo così!

Guardate il video mappa che racconta meglio dei miei ricordi.

Spero vi sia piaciuta questa tappa, considerata da molti la migliore, quindi da noi scelta per festeggiare degnamente.

Abbiamo ammirato con stupore Varenna, e abbiamo deciso che ci torneremo con maggior calma solo per lei! Noi siamo stati soddisfatti della tappa. In realtà Tom, il più giovane del gruppo famigliare, a metà percorso ha cominciato a sentirsi poco stimolato a continuare, a lui pareva di ripetere la vista degli stessi paesaggi seppur belli, di risentire la fatica che si rinnovava con maggior precisione, e la motivazione di resistere non pareva ripagata a sufficienza. Ma sicuramente sarà stato contento di aver raggiunto un obiettivo capace di mettere alla prova energie e volontà.

Sotto, una galleria di foto dalla partenza al parcheggio di Dervio fino al Castello di Vezio sopra Varenna, da cui siamo scesi al paese attraverso una bella mulattiera, e poi raggiunto la stazione per tornare a Dervio. Le foto non rendono mai giustizia a sufficienza, ma servono a portare con noi un po’ di magia di certi luoghi che vorrebbero soste maggiori.

E, adesso dove si va?  alla tappa successiva: Devio-Colico (qui)

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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate 

 

Natale 2023 con Vincent Van Gogh

L’ultimo mio post era sul Natale 2022, quello con un preciso collegamento alle letture e agli ambienti naturali di Mario Rigoni Stern (qui) e mi riproponevo di non aspettare un anno per parlarvi di quello appena trascorso, quello del 2023 appunto.

Ebbene sono qui, non è passato nemmeno un mese. Come mai così tempestiva? Che c’è stato di tanto rilevante nell’ultimo Natale?

Lo ammetto, mi manca la vicinanza del gruppo che avevo aperto per condividere la creazione del Calendario dell’Avvento. 

Suvvia direte, un gruppo WhatsApp che avrà infastidito quei poveretti che si sono sentiti forzati a concederti la loro disponibilità, un gruppo che avrà messo a disagio quei giovani interessati a ben altro che ascoltare i boomers, come siamo chiamati noi “generazione nonni”, quel gruppo dove non si vedeva l’ora che si concludesse il tutto con la fine di tale Calendario. Invece no, tu lo hai portato fino alla fine delle vacanze natalizie, proprio tutte le vacanze col fiato sul collo!

E poi, lunedì 8 gennaio, finalmente hai liberato i tuoi ostaggi!
Ah, ho lasciato i vari contenuti e file come memoria, non so fino a quando. Potrei riutilizzarli, portarli qui? Qui nella “soffitta” di Alicemate? No eh, non vi piacerebbe ritrovarvi ancora, già vi vedo con la testa fra le mani, oppure con le mani giunte e gli occhi al cielo… o no, voi non fate più così?
Va bene, tranquilli non traslocherò i vostri interventi, li lascerò lì fino a quando non avrò digerito questo lutto, questa separazione!

Ma qualcosa bisogna che dica se voglio scrivere del Natale 2023!

– Il primo dicembre comincia il Caledario dell’Avvento, ormai al terzo anno consecutivo e so che almeno le mie nipotine, per le quali sono motivata, lo potrebbero ancora apprezzare. Quest’anno l’idea è partita da un progetto di alcune maestre innovative che lavorano molto anche attraverso i social e varie pubblicazioni. Le mie favolose sorelle GG (Giuditta e Ginevra) che, in collaborazione con una casa editrice e altre colleghe hanno lanciato un calendario fatto da letterine di bambini di varie parti del mondo, chiuse in buste speciali costruite con tagli e piegature. Ma in casa mia non sono proprio adatte, non sono più a scuola, quindi Marti mi suggerisce di inserire nelle buste titoli e citazioni di libri. Tutti più o meno leggiamo, abbiamo letto, abbiamo libri in casa, quindi semplicissimo. Per il calendario dell’Avvento servono 24 libri che andranno poi a formare un albero decorativo che le nipotine curioseranno, leggeranno, vedranno il suo comporsi giorno dopo giorno.
I 24 volontari che manderanno le indicazioni per il libro del giorno saranno famigliari e amici. Questi, se accettano, verranno aggiunti in un gruppo WhatsApp creato per questo e potranno seguire il procedere dell’Attesa scandita dai vari  libri condivisi.

Il gruppo Calendario Avvento è inaugurato da Attilio e procederà giorno dopo giorno con le diverse proposte inviate. Solo le due bimbe, Viola ed Eleonora potranno costruire la loro busta del libro personalmente e in presenza!

Ecco le prime sei buste con numero del giorno e aperte sul contenuto:

Attraverso il gruppo inoltre si possono chiedere informazioni e dire la propria intorno al libro o all’argomento che il titolo o la citazione sollevano. Quando il libro lo si conosce fa piacere vederlo e saper che ne dicono gli altri (se qualcuno ne dice…), se non si conosce è curioso scoprirlo.

“Il Maestro e Margherita” di Bulgakov per esempio ha avuto qualche attenzione, lo ricordo: “Lettura impegnativa che fa sentire la forza delle passioni che l’hanno generata. C’è pure la più grande storia d’amore di tutti i tempi, a detta dello storico Barbero, che si commuove a raccontarla”. QUI il link per riascoltarlo (dura meno di 5 min).

Altri sei giorni con nuove buste che pian piano danno vita e colore all’albero:

Il 12 dicembre siamo a metà percorso e abbiamo una proposta dalla più giovane, con i suoi quattro anni freschi freschi: “Isa l’inventrice e la maledizione da spezzare” di Zanna Davidson.
Giusto Elo? Hai ragione, avevi scritto già tutto nella letterina a stella. Super! ❤

– Procediamo fino al giorno 24 dicembre con altri dodici libri,  alleggeriti dalle divertenti vignette di Piperita che ci postava qua e là il Norbe.

(per chi volesse vedere le foto delle altre giornate sono qui al link  Calendario dal 13 al 24)

Nel frattempo mi sono organizzata per preparare le sorprese a tutti i partecipanti, e se di libri si parla, di libri si tratterà, ma a che tema? Il tema sarà quello che ha dato l’impronta al mio presepe di quest’anno: Vincent van Gogh e le sue opere.

Segnalibri su spunto delle sorelle GG e biglietto che ricorda la tradizione degli islandesi, da leggere la sera della Natività. Insomma un po’ tutto collegato, a modo mio!

Se avete ancora pazienza mi piacerebbe riservare due parole al

– Presepe a tema “Van Gogh”, anche se, più che parole metterò le immagini. Inizialmente ho creato delle scene che richiamavano alcuni quadri di van Gogh, intanto aspettavo il poster della Notte Stellata perchè facesse da sfondo alla Notte di Natale. Per concludere con la vista del Presepe come fosse la Piana provenzale con i campi di grano, tanto amata e dipinta da Vincent. Chi mi segue su Facebook potrebbe averle viste.

Il quadro di sinistra ispirerà la scena del presepe a destra 😉

Dopo Natale, chi vuole legge o segue l’esempio di Piperita… e intanto arriva Capodanno!

– Chi pratica le varie arti e chi degusta il caffè o addirittura fa la birra in casa, e le vacanze finiscono.

– E, lunedì 11 gennaio, arriva anche la FINE per il nostro gruppo.

É proprio vero che scrivendo si facilita il superamento di certi intoppi 😀

Grazie a chi c’è stato e a chi ha letto!

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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate

 

 

Natale 2022 con Mario Rigoni Stern

Vi racconto del NATALE 2022, con Mario Rigoni Stern

Lo scorso Natale 2021 avevo allestito il mio piccolo presepe nel camino, sempre nel camino in casa nostra! Sempre nello stesso camino, sempre con le stesse statuine, variando a volte fondale e disposizione. Ma la cosa importante era la partecipazione e la gioia dei bambini.
Ora i bambini sono cresciuti ed eccoci con le nipotine, ma loro non sono sempre presenti e la nonna ha più tempo anche per variare un po’, ma per attivarsi con energia servono stimoli. Lo scorso anno il tema era stato la rilettura dei libri di Ines Busnarda con i suoi racconti ambientati sulla Costiera dei Cech. (QUI)

Quest’anno, 2022, cosa potrei fare? Sto leggendo i libri di Mario Rigoni Stern, sono stata sul suo amato Altipano (QUI) solo un mese fa. Ecco L’Altipiano è un luogo adatto alla scenografia di un presepe, e i suoi racconti e romanzi così vicini alla gente, agli animali e alla natura? Sì. si può partire con questo nuovo presepe! Mi mancano sicuramente un po’ di cose, in particolare alberi, alberi, alberi… e animali selvatici.

Certo poi ci sarà anche un Albero dell’Avvento. Questo Natale lo farò con sorpresa! Insomma parto e un po’ alla volta tutto prenderà forma. Intanto che lavoro, documento con foto e condivisioni, che forse serviranno a non dimenticare tutto!

Comincio con l’albero perchè l’Avvento parte il primo dicembre neh! Le palline con i frutti degli alberi ben si accordano con il nostro scrittore di Asiago conoscitore della natura e dei suoi doni.

Preparo un semplice fondale per l’Altipiano del Presepe:

Condivido alcuni momenti anche sui social, li riprendo qui: alcuni brevi pensieri tratti dagli scritti di Mario Rigoni Stern daranno voce alle foto del presepe.

4 dicembre 2022 

Quest’anno il mio presepe sarà…

6 dicembre 2022

Il mio Presepe
1 Inizio, che poi continuerà
“Ora, dopo il traffico estivo dei turisti e quello autunnale dei cercatori di funghi, per le strade della Val d’Assa non passa quasi nessuno: i cacciatori e i curiosi segugi, qualcuno che va a caricare la legna residua dei lotti di legname, la guardia forestale, il guardiacaccia; o chi vuole conoscere l’Altipiano nella stagione del silenzio.”
(dal racconto “Amore di confine” di M. Rigoni Stern)

 

8 dicembre 2022

2 – Il mio Presepe – continua
“I pascoli delle malghe sono deserti e ghiacciati, solo sui luoghi della mungitura l’erba è un poco più verde per l’urea e la grassa lasciata sul terreno dalle vacche; ed è lì che nelle ore crepuscolari le lepri ormai tutte bianche escono al pascolo.
Ma dal margine delle radure non si vedono volar via verso il fitto del bosco i tordi di passo, e le cesene vanno senza fermarsi. Le senti schioccare sopra gli abeti come a darti un saluto frettoloso: è troppo gelato il terreno, e gli insetti e i lombrichi sono interrati ben più sotto del muschio brinato; così scendono verso la pianura dove troveranno cibo meno faticoso.”
(dal racconto “Amore di confine” di M. Rigoni Stern)

15 dicembre 2022

3 – Il mio Presepe – continua
“Le casere sono rinchiuse e le finestre fermate con paletti per evitare che le bufere invernali abbiano a spalancarle: saranno i campani delle vacche a farle riaprire nel prossimo giugno. Ma per antica usanza, diventata per noi legge, deve restare al viandante la possibilità di entrare per avere rifugio, e lì dentro trovare un angolo con una bracciata di paglia per giaciglio e scorta di legna secca per il fuoco.”
(dal racconto “Amore di confine” di M. Rigoni Stern)

 

20 dicembre 2022 

4 – Il mio Presepe – continuerà?


“Ora, nel silenzio delle montagne e dei boschi intorno, tra le sue mura così spesse e tenaci, gli spiriti sussurrano le storie dei secoli.”

 

 

 

24 dicembre 20222 

– Letture e fine del Calendario dell’Avvento –
Segni e addobbi di Natale: le pigne o strobili

 

 

 

25 dicembre 2022 

Per leggere il racconto di Natale 1945

scritto da Mario Rigoni Stern

cliccate sul link per scaricare e leggere il pdf

natale 45

 
 
31 dicembre 2022 
Buon anno in leggerezza!
Superiamo i limiti, sfidiamo la pesantezza, le costrizioni…
Via libera all’immaginazione, alla gentilezza, al sogno, alla fantasia, alla vivacità, alla potenza dell’amore…
(dipinto di Marc Chagall “Sulla città”)
Sapete che c’entra anche Chagall con Mario Rigoni
 
9 gennaio
Storia di un laboratorio, durata un mese!
Oggi concluso con due ore di buona sgobbatura…
Ho tenuto Il pastore Mario Rigoni Stern, lui ancora è in viaggio
Ebbene il Natale con tutti i suoi sogni, speranze, fantasie e tradizioni se n’è ancora andato, al prossimo!
Ciao a tutti!
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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate

Pubblico solo ora che si sta avvicinando il Natale 2023
Sempre di Natale si tratta e quindi siamo in tema 😉
Ora sto preparando un altro presepe e un altro albero dell’Avvento, con un’altra sorpresa!

Il mio stimolo per il presepe di questo Natale 2023 cosa sarà? E per l’Albero dell’Avvento?

Ci saranno sorprese? Vi racconterò, e spero di non aspettare ancora un anno intero!

leggendo il Decameron

Ho chiuso ieri l’ultima pagina del secondo volume. In totale 966 pagine per questa edizione I Garzanti del 1980, con note e cura dello studioso Antonio Quaglio. Evvai, ce l’ho fatta! Avevo iniziato a pensarci durante la prima e preoccupante ondata di pandemia di COVID-19. Avevo colto l’invito a leggere dei libri inerenti all’argomento di come nella storia si erano vissute le epidemie di peste, anche se proprio voglissima non me ne veniva. Ero presa da altri interessi: Carmelo Bene, Simone Weil, orti, boschi… Ho acquistato però La Peste di Camus, che ho poi letto con interesse, pare senza registrare nulla perchè non trovo tracce… E, finalmente, arrivato un momento di pausa dalle mie “passioni” mi sono impegnata all’incontro con Giovanni Boccaccio. Sapevo che sarebbe stato impegnativo, così illustre, così storico, così preoccupante… Preoccupante per la fama della sua spregiudicatezza, e anche per il coraggio a parlare, senza troppi scrupoli, di parti e momenti così riservati, ma poco privati, come quelli che sono risvegliati da amore e sesso.

E che succede, ora che finalmente l’ho finito, mi sento un po’ orfana, devo elaborare il lutto di questo personaggio, avrò percepito l’affetto che voleva mostrare alle donne? Va bene, scrivere di solito aiuta a dare pace ai propri spiriti!

In realtà avevo già in mente di scrivere un post qui su Alicemate per riordinare il materiale che consultavo per aiutarmi a capire il Decameron e alleggerirne la lettura.
Dunque: ho guardato con interesse  due film famosi,  Maraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani,  poetico e fedele alla cornice e ai contenuti delle cinque novelle che ci narra e Il Decamerone di Pier Paolo Pasolini, del 1971. Per il film di Pasolini è meglio sapere prima qualcosa sulle novelle, e guardarle poi dal più moderno punto di vista del regista. Le novelle sono presentate senza stacchi, si susseguono come in un unico sguardo su questo mondo un po’ bizzarro, violento e sfrenato.

Ho ascoltato diverse presentazioni di novelle da parte di studenti e professori, fra cui cito quella di Alessandro Barbero che ci parla della novella di Pietro da Vinciolo omosessuale e con una moglie focosa, X novella della V giornata, che ha come tema Avventure o disavventure amorose che finiscono bene.

Molto interessante anche la presentazione dello scrittore Francesco Piccolo che ci spiega la vendetta di Boccaccio attraverso la scrittura della novella La vedova e lo scolaro (giornata VIII o delle beffe, novella VII).  In questa giornata i dieci giovani protagonisti del Decameron si raccontano tenendo fede al tema vendetta di uomo su una donna. Questa novella l’ho trovata incredibilmente disumana e irrazionale come purtroppo succede se ci si lascia guidare esclusivamente dalle passioni.

Termino così il primo volume, letto dal 7 settembre al 2 ott 2023, ed ecco come mi è piaciuto:

Volume primo, con le prime quattro giornate e relative novelle
– Mi è piaciuta la cornice e la motivazione con cui Boccaccio ha costruito il Decameron: sfuggire alla difficile vita nella città di Firenze durante la peste del 1348 e trascorrere il tempo fra giovani amici raccontandosi storie.
– Mi è piaciuto anche il gioco del narrare, ben costruito e regolato con attenzione dalla rotazione dei partecipanti che, uno dopo l’altro, diventano re e reine della giornata.
– Mi è piaciuto scoprire la libertà di parlare di amore e sesso, di eroismi ed ipocrisie, di fortuna e miseria… in un periodo storico, il Medioevo, creduto chiuso e castigato.
– Mi è piaciuto scoprire che si può anche imparare a leggere l’antico dialetto fiorentino, e cogliere il significato di questi pensieri lunghi, complessi, con termini inusuali e il verbo… alla fine. Guai fermarsi a metà frase!
– Mi è piaciuto il fraseggiare senza volgarità, ma con ironia e complicità.
– Mi è piaciuto che anche le donne siano presentate sessualmente vive, e spesso senza paura dei frutti di tale libertà. Avranno seguito metodi anticoncezionali… forse lo scoprirò nel volume secondo.
Spesso ho avuto dubbi sulla mia capacità di portare a termine la lettura, invece, è già in attesa il secondo volume.
Ah, perchè solo tre stelle? Il tema, dato dalle reine/re ai compagni per il loro narrare, rende un po’ monotono l’ascoltare e fa confondere personaggi e situazioni.
Un breve intermezzo con letture veloci e due viaggetti (uno in salute in Piemonte e l’altro in camera con Covid) e prendo in mano il volume secondo. Questo è ancora più corposo, sigh!
Ma dai, altre cinquecento pagine ed hai scoperto i segreti del Medioevo!
Sono poi anche incuriosita perchè diverse novelle le ho già assaporate nei vari video e film, e chissà se hanno veramente rispettato l’originale? Sarà anche più agevole la lettura ora che sono entrata in questo mondo di commercianti astuti e truffati, di poveri arguti e beffati, donne castigate fra mura e abiti, ma desiderose non solo di piacere ma anche di provar piacere…
In questa seconda fase di lettura scopro le immagini: miniature medievali ma anche, udite udite,  disegni di Chagall che illustrano diverse novelle! Bell’audacia disegnare di queste avventure, Boccaccio è molto bravo nell’usare parole e metafore che indichino per bene la trasgressione amorosa e la parte stuzzicata. Ma disegnarle? Certo basta scegliere i momenti meno “creativi”. Ma perchè aver timori? Chagall con l’amore e l’innamoramento è maestro, certo nel Decamerone non solo di sposi si tratta, ma l’amore è sempre un volo in ogni caso e infatti le sue immagini ci portano a rovesciare lo sguardo di Boccaccio, o meglio delle novelle, ma con la gioia magica della passione.

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