Mercoledì 2 ottobre siamo riusciti a fare una passeggiata in montagna in compagnia di amici. Nonostante la copiosa pioggia notturna, al mattino siamo partiti con un po’ di tempo nuvoloso ma con buone previsioni per il pomeriggio.
Sirta vista dal Baak
Il ponticello e la cappelletta di inem la val
Il programma della passeggiata ci doveva portare in una valle già poco soleggiata e ricca di vegetazione, dove abbiamo fatto colorati e inconsueti incontri con decine di salamandre, lungo la mulattiera che segue a spirale la stretta e ombrosa valle Fabiòlo.
Questa Valle ha inizio a Sirta, non si può dire si apre, perchè pare si nasconda dietro al piccolo paese. E risalendo fino a 1000 metri, ci porta a Campo, in Val Tartano. Giunti là dove il turismo è arrivato in seguito alla costruzione della “passerella nel cielo”, ci fermeremo a mangiare un buon piatto tipico. Scenderemo poi seguendo un altro percorso storico: il sentiero del Dos de la Crus. Sia la Val Fabiòlo che il sentiero del Dos sono le strade che gli abitanti di questi monti percorrevano a piedi, da soli o con le bestie, carichi di gerle o zaini per poter vivere e sfamare le proprie famiglie, questo fino alla costruzione della strada carrozzabile nel 1957. I bambini e i ragazzi anche le percorrevano tutti i giorni per recarsi a scuola o andare a messa, verso Sostila o la Sirta. E durante l’estate le ragazzine andavano per i sentieri a tagliare erba per le capre o raccogliere i fiori per le Madonne dei vari gisööi. E proprio i gisööi, le cappellette con dipinti soggetti religiosi, attirano l’attenzione ancora oggi: così visibili, posti in punti strategici del percorso per poter dare consolazione con una sosta di riposo e preghiera.
La Valle Fabiòlo, ho scoperto, è nota anche come “Valle degli spiriti” per le numerose leggende legate a questo luogo. Mentre raggiungiamo il primo ponte dove c’è la cappella d’inem la val, l’amica mi racconta infatti di spiriti che l’attraversavano con candele in mano, spaventando il povero viandante costretto a seguirli fino al cimitero di Sostila… e molte altre sono le storie, ora scritte sul libricino: “Su per la Valle alla ricerca di antiche leggende” (Liberale Libera e Franco Mottalini, 2013).
Cappelletta ai Bures
Cappelletta della Sponda
Cappelletta al Zapel de uàl
Alla località dei Bures, dove troviamo una cappelletta e alcune case, c’è la deviazione per Sostila che noi non faremo per proseguire verso Somvalle e Campo. Quindi raggiungiamo l’ultimo maggengo della valle, la Sponda, a 900 metri, qui ci sono anche le mucche al pascolo che si fanno sentire con le loro zampogne. Ecco ancora una bella cappelletta e alcune case dove si racconta si tenessero danze macabre e dove si transitava pericolosamente anche col buio per raggiungere e conquistare l’amore. E infine la cappelletta del zapèl de uàl, oltre la quale si apre la piana luminosa di Somvalle, Cà e Campo.
E nel pomeriggio la veloce discesa dal Dos de la Crus, con il sole, le castagne e il panorama sulla bassa Valtellina.
Un video di due minuti per far rivivere la passeggiata sulle due mulattiere, una abitata da salamandre e la seconda con le castagne che cadevano sonore sull’acciottolato.
Scritto, documentato e pubblicato da
Maria Valenti/Alicemate ^_^
(per vedere la Val Fabiòlo ferita dalle frane dell’alluvione del 1987, QUI)
Un piccolo omaggio alla Mole Antonelliana, utilizzando una nuova applicazione:
Ho creato questa velocissima presentazione utilizzando le foto scattate a Torino una decina di giorni fa, e chiudendo con la foto del modellino, che avevo già a casa. Il povero modellino è un po’ bruttino, non so chi lo abbia portato in casa, non io perchè la Mole ancora non l’avevo vista, e non è nemmeno stato lui, il modellino, a invogliarmi ad andarla a vedere a Torino. Infatti, come vedete, il modellino è senza punta, quindi gli manca quello slancio verso il cielo che il progettista Antonelli aveva tanto cercato, e che incanta molti visitatori.
Che dire? Sarà opportuno procurarsi un nuovo modellino, che sappia meglio rappresentare questo “puntale” che era tanto piaciuto anche a Nietzsche da paragonarlo al suo Zaratustra, ma leggiamo direttamente dalle sue parole, nella lettera all’amico Heinrich Koselitz del 30 dicembre 1888.
[…] “Prima sono passato davanti alla Mole Antonelliana, l’edificio più geniale che forse sia mai stato costruito – stranamente, non ha ancora un nome – in virtù di una spinta assoluta verso l’alto – non rammenta niente di simile eccettuato il mio Zarathustra. L’ho battezzata Ecce homo, e mentalmente l’ho circondata di un enorme spazio libero.”
Un’altra curiosità sul grande filosofo tedesco e la Mole Antonelliana ce la scrive il suo biografo Anacleto Verrecchia, secondo cui Nietzsche amava pranzare nei dintorni dell’alta costruzione torinese per poter godere dei suoi influssi benefici.
(Anch’io ho mangiato il mio “vitello tonnato con effetti benefici”)
Un po’ di storia, di numeri, di cronaca e mistero intorno alla Mole? La mia specialissima guida Marti, durante la visita della città che la ospita ci ha spesso parlato di magia bianca e magia nera, che coinvolge e interessa diverse città, e anche Torino.
1863-1869: da 47 a 70 metri
La Mole era stata inizialmente concepita come nuovo tempio israelitico di 47 metri di altezza. A 70 metri si decide di fare un tetto perchè già troppo alta per la richiesta della comunità ebraica, che poi lascerà al Comune la costruzione e ne farà progettare un’altra più adeguata:
La Mole nel 1869 a 70 metri di altzza, come nuovo tempio israelitico
La Sinagoga di Torino, conclusa nel 1887
1873-1889: dal Tempietto al completamento della guglia e Genio Alato (Angelo): 167,35 metri
Antonelli riprese quindi in mano il progetto nel 1873, sempre con una serie di modifiche in corso d’opera, aggiungendo il “Tempietto”, ovvero un colonnato a due piani, a base quadrata e che riprende lo stile del pronao della base. Dai 90 metri in su ruppe quindi il tema architettonico a base quadrata, progettando un colonnato in granito a base circolare, chiamato la “Lanterna“. L’architetto ideò anche il disegno di una guglia di circa 50 metri sovrastante la Lanterna, di sezione ottagonale e intervallata da dieci terrazzini circolari, via via sempre più piccoli. L’architetto ipotizzò di terminare la guglia con una stella a 5 punte, uno dei simboli d’Italia, ma poi optò per una statua raffigurante un “Genio Alato“, uno dei simboli di Casa Savoia. Il Genio, fatto di rame sbalzato e dorato, pesava circa 300 kg, e aveva in una mano una lancia e nell’altra un ramo di palma. Sulla sua testa fu deciso di mettere una piccola stella a cinque punte sorretta da un’asta. In tal modo, la statua raggiungeva un’altezza totale di 5,46 metri. Con la posa finale del “Genio Alato”, l’edificio raggiunse un’altezza complessiva di 167,35 metri, quota, all’epoca, mai raggiunta da qualsiasi costruzione in muratura d’Europa e del mondo e, per tal motivo, fu soprannominata Mole.
Cronache degli “incidenti” e successivi interventi alla Mole
11 agosto 1904 Cade “Il genio alato”
Il genio-alato all’interno della Mole
L’11 agosto 1904. Torino è avvolta da un violentissimo nubifragio. Tra lampi e tuoni, improvvisamente un boato più forte: un fulmine ha colpito la Mole Antonelliana, provocando il crollo della statua posta sopra la guglia. Da quel violento temporale, la fisionomia dell’edificio non fu più la stessa: il genio alato, dopo esser crollato a causa del fulmine, fu sostituito da quella che oggi è la stella a cinque punte che tutti conosciamo. Oggi il genio è custodito all’interno della Mole.
23 maggio 1953 Il crollo della guglia
Il 23 maggio 1953, su Torino si abbatte un terribile temporale. Poi, proprio come nel 1904, un boato devastante fa tremare le pareti delle abitazioni di mezza città: la Mole si è spezzata, ancora una volta. A cadere a terra, incredibilmente senza provocare nessun morto, non è la stella ma una parte della guglia. 400 tonnellate di mattoni si abbattono sul giardino della Rai, in quel momento vuoto. Da quel giorno la Mole Antonelliana venne rinforzata e costruita senza l’utilizzo dei mattoni, perdendo così il primato d’edificio in muratura più alto d’Europa. Un record che ai torinesi interessa ben poco: l’importante è non vedere mai più la Mole «decapitata»
Ancora prima del sorgere di una capanna, Tauriel proteggeva Torino e custodiva il nodo di energia che sorgeva dalla terra nel punto dove i due grandi fiumi, Po e Dora, si incrociavano. Ci fu un periodo in cui Tauriel prese corpo grazie a Costanzo Antonelli svettando nel punto più alto di Torino sulla Mole Antonelliana. L’angelo, che Antonelli chiamò il “genio alato”, di rame dorato era alto quattro metri e pesava sei tonnellate; nella mani portava il giavellotto, l’arma che permette al messaggio divino di penetrare il cuore e la mente dell’uomo e la palma simbolo di vittoria.
I piedi posavano su un piedistallo ornato con lo stemma torinese con il toro rampante, ed era ornato da cornucopie straboccanti di fiori e frutti, simbolo di abbondanza e prosperità.
Nell’agosto del 1904, durante un terribile uragano, l’angelo probabilmente colpito da un fulmine, cadde a testa in giù rimanendo miracolosamente sospeso per un piede e i danni fortunatamente furono circoscritti.
La guglia della Mole Antonelliana venne rifatta, si decise di eliminare l’angelo e al suo posto fu issata una stella a cinque punte di quattro metri di diametro creata da Ernesto Ghiotti.La Mole per i cultori di esoterismo ha i suoi lati oscuri come la base piramidale e una guglia altissima che come una sorta di antenna catalizza l’energia che capta dal Cielo e aspira dalla Terra.
Ed anche intorno all’angelo si snodano credenze di prodigi, come la sua caduta, dato che dopo la folgorazione la statua rimase in bilico sul terrazzo sottostante senza cadere al suolo e senza provocare alcuna vittima.Tauriel è rimasto esposto per un breve periodo nell’atrio della Mole, attualmente si trova nel Museo del Cinema (informazioni tratte daqui)
L’anima esoterica della Mole
La Mole, per i cultori di esoterismo, ha i suoi lati oscuri.
A Torino, sempre a proposito di esoterismo e magia, bisogna ricordarsi che Tauriel non è l’unico genio alato edificato in città in quanto anche sulla sommità del monumento dedicato al Traforo del Frejus è presente il genio alato della scienza in bronzo.
Il monumento è collocato in piazza Statuto famosa soprattutto per la proclamazione dello Statuto Albertino (che le ha dato il nome) nel 1848, ma anche per la propria collocazione che la inquadra nei luoghi della Torino magica e occulta.
La piazza sorge infatti sulla “vallis occisorum” una necropoli romana nella quale venivano sepolti i morti.
Scatolone con sorpresa, da aprire, trasformare per sorprendere e augurare e… apprendere al volo! Tavolo Puzzle analogico, con sedie, ideato dal maestro e pedagogista Camillo Bortolato.
Ecco il breve video che racconta:
Questo regalo di compleanno è da Alicemate, perchè?
Perchè è innanzi tutto “matematico”. E giocoso, sorprendente, esagerato e fantasioso, festaiolo ma un po’ inusuale.
Le immagini e i disegni sono stati scelti casualmente: Marti ed io, le Donne col pennello, non avevamo assolutamente pensato alla storia di Alice, ma poi ecco che ne esce? Il “Bianconiglio” e lo “Stregatto”!
E un Cappellaio matto c’è, se il maestro Camillo si presta a mettersi il cappello, e lasciarci usare la sua creazione del tavolo puzzle per gli invitati al tè del non compleanno. Le “Carte” che tinteggiano anche, ma non le rose! Alice nel Paese delle Meraviglie la vediamo in diverse dimensioni, passaggi e con strani compagni di gioco. E per concludere la festa, ecco pure un Paesaggio delle Meraviglie!
Osservare le coppie di immagini in analogia, cliccare sopra per ingrandirle e far scorrere la galleria
Le Carte dipingono le rose
Le Donne dipingono lo scatolone
Alice al passaggio
Viola al passaggio
Alice troppo grande
mhhh Viola? troppo grande
Alice e la casetta
Viola e la casetta
Alice e gli amici animali
Viola e gli amici animali
Alice guarda il gatto
Viola guarda il gatto
La tavola del Cappellaio matto
La tavola Puzzle del maestro Camillo
Alice vede il Giardino del Paese delle Meraviglie
Viola vede l’Arcobaleno del Paesaggio delle Meraviglie
Per vedere bene il vero regalo: il tavolo puzzle, al link il video di presentazione della Erickson:
scritto, costruito e pubblicato da
Maria Valenti (nonna, maestra e lettrice )
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[le immagini di Alice nel paese delle Meraviglie sono tratte dal web)
Il 17 maggio scorso sono stata a Barbiana per conoscere dove ha operato il grande maestro di vita, di una vita degna per i poveri, dando loro la parola e la dignità attraverso l’amore nei loro confronti.
“il più originale e maggiore educatore del nostro tempo: lui, don Milani. LA SCUOLA il suo messaggio più rivoluzionario” ( D.M. Turoldo in Il mio amico don Milani)
Come avrete capito sono stata a Barbiana e ho letto parecchio del “maestro” Lorenzo Milani.
Un breve video montato da me con immagini d’epoca per mostrare com’erala scuola di don Lorenzo Milani negli anni che vanno dal 1954 al 1967.
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Ho terminato di caricare il breve video che raccontacom’è“La scuola di Barbiana”. Questa scuola che possiamo vedere ancora oggi salendo sul Monte Giovi, in quel luogo isolato dal mondo dove era stato mandato un giovane esuberante e rivoluzionario don Lorenzo Milani perchè non desse fastidio. E anche qui si dedicò ad istruire i poveri che la scuola cacciava con bocciature ed umiliazioni.
“L’opera d’arte, diceva don Milani, è uno scritto o una pittura o che altro volete, capace di comunicare profondamente, capace di creare un ponte tra chi la fa e chi la riceve.”
La scuola di Barbiana: un’opera d’arte!
Le foto del mio passaggio in un video:
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La Costituzione dovrebbe necessariamente far parte di tutti i percorsi formativi a tutti i livelli scolastici in differenti forme e con adeguate metodologie.
Nella scuola di don Milani era un punto fermo, assieme al Vangelo, a cui riferirsi per la formazione dei futuri uomini e cittadini.
Purtroppo spesso le scuole non rispettano questo loro dovere, le Indicazioni ministeriali stesse ne difettano, almeno nel non citarle espressamente.
Il video mostra i cartelli illustrati del primo gruppo di articoli, fino all’art. 54 (principi fondamentali -articoli 1-12- e parte prima: “Diritti e Doveri dei cittadini” -articoli 13-54-). Questi cartelli sono stati fotografati durante il nostro percorso nel bosco per raggiungere la scuola in canonica di Barbiana, creata e seguita da don Lorenzo Milani dal 1954 alla sua prematura morte nel 1967.
Il video è veloce, un colpo d’occhio analogico alla Costituzione, da stimolo ad approfondire e non dimeticarcene.
Un film documentario in tre parti, lo posto qui perchè mi piace
e mi piace la figura di Lorenzo “trasparente e duro come un diamante”
e mi piace la colonna sonora con le musiche di Fabrizio De Andrè.
“Lorenzino – don Milani” è un racconto videostorico, un saggio scritto con le immagini, i giornali, le lettere, le musiche e con le associazioni che si creano fra questi diversi livelli espressivi. Il racconto è stato montato partendo dal carteggio del giovane Lorenzo Milani con la madre, l’ebrea colta e cosmopolita Alice Weiss, per svilupparsi in una narrazione corale in cui si fondono le varie testimonianze, le immagini di repertorio, i documenti, le foto di una vita – tra cui alcune scattate da un giovanissimo Oliviero Toscani – e le poesie in musica di Fabrizio De André, commento sonoro di tutta l’opera. Alla base vi è il tentativo di superare l’immagine stereotipata di un Milani profeta e anticipatore del ’68, un’icona come il Mao o il Che Guevara di Andy Warhol, per ricostruire la complessità di un personaggio che è stato molto di più e molto altro” (Angel De la LLave)
“Se ti tagliassero a pezzetti il vento li raccoglierebbe…”
Il terzo incluso. il catalizzatore è fondamentale per promuovere cambiamenti, l’insegnante è un catalizzatore fra il bambino e la conoscenza. Nella metafora della Dott. Lucangeli, il catalizzatore è il cucchiaino che girando nella tazzina di caffè con lo zucchero, permette alla bevanda di addolcirsi.
Una metafora simile l’ho trovata sul romanzo di Musil “L’uomo senza qualità”
– Lei non mi vuol capire. So che cos’è il progresso, so che cos’è l’Austria, e probabilmente so anche che cos’è il patriottismo. Ma forse non riesco a capire esattamente che cosa siano il vero patriottismo, la vera Austria e il vero progresso. Questo le chiedo! – Va bene; sa che cos’è un enzima o un catalizzatore? – Leo Fischel si limitò a fare un gesto elusivo. – Né l’uno né l’altro cooperano materialmente, ma mettono in moto il processo. La storia le avrà insegnato che la vera fede, la vera morale e la vera filosofia non son mai esistite; tuttavia le guerre, le infamie e gli odî che si sono scatenati in loro nome hanno fruttuosamente trasformato il mondo.
Per ascoltare la spiegazione del cucchiaino: dal minuto 1:09 al 3:118 al link
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I catalizzatori, mi pare di aver capito, possono essere positivi o negativi, produrre bontà o disastri. I catalizzatori educativi di cui parla la prof. Lucangeli dovrebbero attivare processi positivi, ma non è sempre automatico; i catalizzatori di cui parla Musil come esempi di cambiamenti storici, pare siano negativi, ma non sempre i risultati a cui portano sono peggiorativi.
Allora? teniamo presente che tutto muta in continuazione se c’è vita, a volte stiamo fermi per paura di innescare cattive reazioni, ma anche lo star fermi è una scelta che modifica quanto sta intorno a noi…
Ci vuole fortuna, ma anche un tantino di preparazione ci potrebbe dare una mano, spero!
Papa Francescosi reca in pellegrinaggio alla chiesa di Barbiana per pregare sulla tomba di don Lorenzo Milani ( 20 giugno 2017 servizio completo al link)
Il filmato con immagini, provocazioni e testimonianze inedite e con la viva voce del Priore e dei Ragazzi di Barbiana, è stata realizzata dalla Radio-Televisione della Svizzera Italiana nel 1979 nella serie “Viaggio nella lingua italiana – Scrittori non si nasce”.
Il filmato è un documento storico originale e unico con testimonianze di Pier Paolo Pasolini, Eugenio Montale, Leonardo Sciascia e altri.
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