visitare il MoMA

Iniziamo la visita delle gallerie del MoMA!

Vi avevo lasciato all’ingresso (QUI), carichi per la visita, ora ci serve impegno e gioiosa attenzione per far onore agli artisti e saper ascoltare i loro messaggi. Per loro è stato faticoso, spesso hanno speso la vita per lasciarci le loro visioni e testimonianze …
Ora provo a raccontarvi, a modo mio, la visita all’esposizione di questa grande raccolta di opere moderne. Come?

Mi aiuto con le richieste di Tiziana e comincio con le opere che mi stavano più a cuore: quelle di Marc Chagall (1887-1985), artista ebreo-russo di nascita poi francese, e quelle del famoso pittore olandese Vincent van Gogh (1853-1890)

Di Chagall ci sono due quadri: Io e il villaggio di grandi dimensioni, davanti al quale mi inginocchio non per adorazione, ah ah, ma per essere di minor intralcio agli altri nella visione dei due intensi profili e altre simboliche rappresentazioni. Il secondo è una Maternità, Chagall ne ha dipinte moltissime: tutte un po’ oniriche e ricche di precisi messaggi da cogliere in relazione alla sua origine ed esperienze nella comunità ebraica di Vitebsk, dove le gravidanze e le nascite erano una realtà importante e vissute da vicino da tutta la comunità.
Di Vincent? Ebbene sì il quadro più famoso La Notte Stellata, di dimensioni contenute ma come sappiamo di grande impatto emotivo: il quadro più visto della mostra. Troviamo anche il Ritratto di Joseph Roulin, molto dolce e ricco di particolari che Vincent aveva fatto al suo amico e postino ad Arles, luogo dove ha soggiornato e ha sofferto molto.

Vediamo adesso alcuni impressionisti e post impressionisti, o comunque francesi che hanno lavorato a Parigi e vicini alla stessa cerchia di artisti, compresi Van Gogh e più tardi Chagall.

Paul Gauguin (francese 1848-1903), che fu anche amico di Van Gogh, diverse opere sono in mostra, a me ha colpito quella delle Lavandaie, non l’ avevo mai vista, ma si coglie il suo stile a macchie uniformi da lui utilizzato in Bretagna.

Édouard Manet (francese 1832-1883) pre-impressionista, di lui ecco Due Rose che mi hanno ricordato il quadro di Angelo Vaninetti che ho in casa.

Paul Cesanne (francese 1839-1906) con il dipinto L’Estaque, un paesino dai tetti rossi intravisto fra il verde, sotto un alto orizzonte del golfo di Marsiglia.

Henry Matisse (francese 1869-1954) Avrei dovuto e voluto vedere la famosa Danza del 1909, un’opera di arte moderna, non l’ho trovata (posto un’immagine dall’App del museo). Ho visto molte altre sue opere come La Piscina  con i ritagli dell’ultimo periodo e altri quadri di periodi precedenti. Vi metto l’Odalisca con il tamburello. Ne ha dipinte moltissime di odalische, alcune le avevo già scoperte lo scorso anno al suo museo a Nizza.

Un altro grande artista Pablo Picasso (spagnolo 1881-1973) e con lui pensiamo al cubismo. Di Picasso ho guardato con attenzione e amarezza il grande lavoro in bianco e nero L’Ossario, ho bisogno di ascoltare la spiegazione per capire che il pittore ha disegnato una famiglia durante la guerra civile spagnola, un’intera famiglia assassinata e aggrovigliata sotto un tavolo da pranzo. Il più importante che c’è al museo è Le demoiselle d’Avignon, potete cercarlo on line se volete.

Claude Monet (1840-1926) ha una sala tutta per lui e le pareti adeguate ad accogliere i dipinti giganti dei suoi stagni di Ninfee. Pensavo che mi avrebbero dato maggiori emozioni, ma questi sono gli ultimi che ha dipinto ed era quasi cieco, sono comunque un grande lavoro sulla natura che vive e non sempre è nel suo momento più fulgido. Mi pare lui volesse far apparire il cambiamento, non l’attimo del fulgore. Vi metto una foto, senza alcuna persona, di un attimo direi! Sulla panchina imbottita in centro alla sala ci si poteva rilassare, magari una musica adatta di sciacquettio di ranocchi e ronzii di insetti, magari… avrebbe aiutato 😉

Ora passiamo ad artisti che si lanciano verso nuove tecniche e nuove visioni e si caratterizzano in varie correnti: dal secessionismo dell’austriaco Gustave Klimpt (1862-1918) di cui c’è il bellissimo quadro della maternità dal titolo Speranza II, al surrealismo del belga Renè Magritte (1898-1967) con Gli Amanti dal volto coperto, tanto melanconico e passionale. E restiamo ai surrealisti con lo spagnolo Salvador Dalì che ho scoperto da poco e spero di andare a vedere i suoi luoghi, con case e giardini che sono intere opere d’arte. Qui al MoMA si trova il famoso La Persistenza della Memoria, che ricordiamo come Gli Orologi Molli. Io amo gli orologi, anche quelli molli! Dal Messico un Autoritratto con i capelli tagliati di Frida Kahlo (1907-1954) un’artista e donna dalla vita tanto tribolata e vittoriosa.  Ho visto un bel film su di lei Viva la vida. 

Ci siete sempre? Il giro non è terminato, ma ci si può fermare a fare due acquisti al piccolo shop del 5° piano. Io l’ho fatto; si può andare ai servizi o a bere qualcosa, c’è tutto! Si può stare seduti sui divanetti a contemplare, meditare, indagare i particolari di tante storie raccontate… sì,  lo avrei fatto, ma avrei rischiato di perdere l’aereo!

Siamo ancora carichi e cerchiamo un po’ di moderni, ora compaiono anche gli americani di New York o arrivati a N. Y. che parlano un linguaggio anche un po’ più bizzarro, e come non farlo? Era esplosa non solo la fotografia ma anche la pubblicità e la cinematografia, la tecnologia avanza e l’uomo la usa, ci si diverte ma anche ne soffre.
Guardiamo le opere dello statunitense Edward Hopper (1882-1967) tanto realista che rappresenta la solitudine mentre disegna una distributore di Gas. (Questa opera per l’appassionata Tizi)

Oppure Piet Mondrian (olandese 1872-1944) rifugiato a New York durante la seconda guerra mondiale, crea un quadro astratto ispirato dalla grande città che lo accoglie e dalla musica Jazz; in Broadway e Bongie Woogle mi piace vedere le strade paralleli e perpendicolari della City, la scia gialla dei suoi taxi  e il ritmo dei balli americani.

E Jacson Pollock, uno statunitense espressionista astratto. Astratto non abbiamo dubbi, espressionista di chi si esprime veramente con tutto il corpo. One: Number 31, 1950 e qui ci vuole uno studio, ma anche contemplare è un buon modo di entrare nel mondo di questo artista ritenuto eccezionale.

Non posso non ricordare Andy Warhol (1928-1987), artista statunitense di pop-art. Io lo avevo trovato spesso citato per le sue opere anche nell’arte cineasta un po’ sperimentale.

Ma con Campbell’s Soup (I barattoli di zuppa del 1962) ho vissuto una divertente trasformazione al MoMA. Ve la racconto:
Mi ero fatta fare una foto da mio marito davanti al grande quadro mentre indicavo una zuppa, certo casuale, solo per non coprire l’opera; poco dopo arriva una bimba con i genitori e davanti all’opera si mette in posa. Anch’io la fotografo perchè è decisamente simpatica, i genitori sorridono divertiti dalla sua posa disinvolta. Quindi confronto le foto e le metto in sequenza, e leggo: io anziana scelgo di consumare la lattina con fagioli e pancetta invece la bimba si ferma vicino a verdura vegetariana, scelta decisamente più ecologica e corretta per questo momento storico.

O forse che Alicemate potrebbe essersi rimpicciolita con il cibo ingerito e diventata una piccola e dolce vegetariana? Con Alice può succedere 😉

Concludiamo la visita con un giro veloce a curiosare fra le novità di artisti contemporanei che usano e riusano di tutto in modo un po’ bizzarro, ma decisamente creativo! Prendete spunto!

E non dimentichiamo le Performance, un esempio che ho trovato è stato presentato con un video dove dalla Ruota di bicicletta di Marcel Duchamp del 1913 si passa all’azione o performance del 2005 in cui il contemporaneo peruviano Antonio Paucar scava una buca, smonta la ruota e ne mette i raggi nel buco, dà fuoco allo sgabello e gioca  con il cerchio rimasto come quando era piccolo.

Possiamo ritenerci soddisfatti, voi lettori non so, certo vi sarete stancati meno, la vostra performance non ha richiesto un lungo viaggio aereo, ma forse un volo con l’immaginazione sì 😉

Ora noi ritiriamo zaini e giacche… mostrando l’SMS e usciti ci premieremo con alcuni sfizietti che ancora non ci siamo concessi.

Torniamo in Hotel e poi all’aeroporto per volare di nuovo sull’Oceano, questa volta verso est!

E sapete che sto pensando?

Che Potrei Aver Scoperto L’America!

Non so se col cuore o con la mente, ma sicuramente cercherò di più la sua compagnia.

Ciao!

P.S. suggerimento per vedere le opere. Le foto che vedete nel miei post sono fatte da me con uno smartphon, per cui, se volete osservarle bene e godere dei particolari, dovete copiare il titolo e la data dell’opera e cercarla in internet. Per esempio per avere una bella visione di La notte stellata la cercate e poi scegliete di vederla nel sito del MoMA ecco il link:    La notte stellata 1889

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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate

Al MoMA di New York

Al MoMAMuseum of Modern Art (Museo di Arte Moderna) di New York ci andiamo da soli, cioè solo io e mio marito. Oggi le sorelline si sono eccezionalmente divise, non potevo lasciare la city senza andare a salutare le opere di autori famosi che tanto mi hanno catturato l’attenzione negli ultimi anni: Chagall e Van Gogh. E poi le Ninfee di Monet, qualche opera ancora di impressionisti e del gigante Picasso, i secessionisti tedeschi che sto cominciando a conoscere… insomma oggi ognuno sceglie la propria meta!

Clicca qui per mappa interattiva

Dunque oggi martedì 23 aprile 2024 (riportare la data, se si parla di New York, non è  indifferente) oggi si va al MoMA a piedi, a mezz’ora dal nostro hotel, godendoci anche le strade di cui abbiamo imparato la matematica viabilità. Vogliamo fare il percorso utilizzando la Broadway, l’unica via non tracciata col righello, che attraversa tutta Manhattan in diagonale. Dalla W39 st (la strada numero 39 a ovest della Quinta Avenue) raggiungiamo Piazza Golda Meir, qui intercettiamo la Broadway e  la risaliamo, ci porta in Time Square (che è uno slargo ottenuto da incroci di strade).

Muoversi da soli con tempi più rilassati si fotografano anche i fiori, le panchine, ci si interroga sui tanti cartelli ONE WAY, che indicano i sensi unici, e ci sono ad ogni incrocio. Le Avenue si alternano una verso sud e una verso nord, tranne due che hanno il doppio senso di marcia, la 12esima Avenue che segue il fiume Hudson a Ovest e la Park Avenue (la 4^da est). C’è poi l’autostrada F. D. Roosevelt, a est lungo il East River.

E vedo una pieris fiorita in centro alla famosa via, proprio come a  casa mia, e il cartellone prime, e su sempre sulla lunga e antica Broadway fino a incrociare la W53 st con l’insegna luminosa del Broadway Theatre, che attira la mia attenzione perchè ha in programma il musical Il Grande Gatzby di cui ho appena visto il film.

Seguiremo la W53 st verso est, fotografo una bella fontana, e sorpresa, è proprio a fianco a una banca morbegnese. Quindi,  poco prima di immetterci sulla Quinta Avenue, ecco il MoMA.

Siamo al MoMA e sono le 10:00, c’è una piccola coda di ingresso. Le gallerie aprono alle 10:30, ma si entra già. Biglietti, guardaroba, servizi… alla cassa una giovane impiegata conosce l’italiano, evvai… ma senza smartphone sei out: il biglietto di accettazione e ritiro al guardaroba è su SMS, la guida gratuita è su App da scaricare e poi ascoltare.

Felici, anche se qualcuno è un po’ allarmato per le ore che lo aspettano, ci immortaliamo alle pareti decorate da stampe di artisti: la Mucca di Andy Warhol e Il villaggio di Taobao di Yan Hu (questo a me ricorda i disegni sul tavolo puzzle di Camillo Bortolato). Il grande atrio vetrato ci mostra la coda all’esterno e lo shop al piano inferiore.

Saliamo al quinto piano, non è chiaro come si debba procedere nella visita e partiamo da una sala all’altra tenendo d’occhio le opere o gli autori che conosciamo e quelli che hanno la possibilità di informazioni in italiano nella guida.

Cosa posso raccontarvi?

Facciamo che rimando il racconto al prossimo articolo?

Ma sì, sarà fra pochissimo, anzi basterà cliccare sul link QUI e potrete continuare anche subito.

Questa è un’immagine di un’opera esposta al MoMA che io non ho trovato, ma poi vi dirò.

immagine dal web

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Scritto, documentato e pubblicato da

Maria Valenti/Alicemate